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Golf. Open Championship, Scott vola a -11, arretra Snedeker, Woods fermo a -6

Adam Scott vola a -11 sulle ali del suo putter chilometrico e, apparentemente invincibile. L’australiano, nella terza giornata dell’Open Championship, in corso al Royal Lytham & St Annes Golf Club in Inghilterra, mette una seria ipoteca sul titolo staccando gli inseguitori di almeno quattro colpi. Crolla Brandt Snedeker, che dopo 36 buche senza un bogey ne infila ben 6 giocando con Scott, almeno compensati da 3 birdie (totale -7). Delude Tiger Woods, che non riesce ad essere incisivo.

Il fuoriclasse americano usa pochissimo il drive e gioca dal tee quasi sempre dei ferri. Una scelta prudente e calibrata, ma poco appagante per lui e anche per gli spettatori. Alla fine qualche incertezza di troppo sui green fa sì che Tiger chiuda le terze 18 buche con lo stesso risultato con cui era partito:-6.

Splendida performance invece per il nordirlandese Graeme McDowell, che finisce a -7 e disputa l’ultimo giro testa a testa con Scott.

Fino a poche buche dalla fine doveva essere Tiger Woods in ultima partenza, invece un brutto bogey alla 15 gli preclude questa possibilità. Con un po’ di cattiveria viene da dire peccato, perché il duo, anzi il “trio” Scott, Tiger, Steve Williams poteva fare scintille. Steve, lo scorso anno, scelse Scott prima di essere “licenziato” da Tiger e il divorzio fra i due, a pochi mesi dal divorzio di Woods dalla moglie, fece quasi altrettanto rumore, per le battute al vetriolo e di pessimo gusto di Williams sul campione ed ex amico. Niente duello sui campi inglesi insomma, con buona page del golf-reality.

Occhi puntati allora soltanto sul gioco e quello dell’australiano (che fra l’altro ha uno swing molto simile a quello del primo Tiger) in questi giorni è perfetto, aggressivo al punto giusto e caratterizzato da un’abilità formidabile sui green. Il “puttone” di Adam assomiglia a una ramazza, ma nelle sue mani diventa una spada che affonda palline in buca. Negli ultimi anni molti vincitori di major hanno sfoderato attrezzi simili, che Tiger e altri giocatori del tour vorrebbero vedere messi al bando. I guru del golf mondiale ci stanno pensando e il prossimo libro delle regole potrebbe contenere il divieto espresso di putt di lunghezza superiore a un certo standard. Per ora però è tutto in regola e Scott, che sa usarlo veramente bene, si gode la sua meritata ora di gloria.

A separare il golfista dalla Claret Jug, la brocca in argento su cui viene iscritto il nome del vincitore, ci sono “solo” 18 buche. Le previsioni però annunciano vento e il campo può cambiare aspetto. Su ogni buca, girata in maniera differente, le raffiche incidono in modo diverso, le variabili aumentano e 4 colpi di vantaggio possono persino diventare pochi. E poi non bisogna sottovalutare McDowell, che di major ne ha già vinto uno (Us Open 2010), ha un putt normale ma caldissimo, è irlandese ed è cresciuto a pane, links e vento.

Da segnalare infine la buona prestazione di Ernie Els, il sudafricano con il ritmo migliore del tour, con -5 è in terza partenza dietro agli altri

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