Il Pga Tour inaugura la nuova stagione 2016-2017 e riparte oggi dalla California, precisamente dal Safeway Open, al Silverado Resort and Spa, percorso nord. La vera notizia però non è la gara e nemmeno chi ci sarà, ma chi non ci sarà: Tiger Woods. Tutti i giornali, anche quelli che dedicano ben poche righe al golf, nei giorni scorsi hanno registrato il “no, grazie” pronunciato dal campione americano. Perché Tiger Woods, assente dalle competizioni da 14 mesi, non è un giocatore di golf, è il golf. Elaborare il lutto della sua mancanza per i tifosi, per le tv, per gli organizzatori, per i suoi colleghi è durissima. Qualche settimana fa Tiger aveva lanciato un’esca: mi sento bene, aveva detto, se va avanti così gioco in California e in Turchia. Erano volati i tappi di champagne, evviva, il golf riprende colore. Tre giorni fa invece è arrivata la doccia gelata: scusate, ho sbagliato, mi ritiro.
“Dopo essermi guardato dentro e aver riflettuto onestamente so di non essere ancora pronto per giocare sul PGA Tour o competere in Turchia – scrive Tiger – La mia salute è buona, e mi sento forte, ma il mio gioco è vulnerabile e non al punto in cui dovrebbe essere”. Si può anche pensare che questa sia l’anticamera dell’addio, se non fosse che l’ex numero uno del mondo promette di provarci ancora. Le speranze si riaccendono per il 4 dicembre, data dell’evento organizzato dalla sua fondazione, ma 26 giorni dopo Tiger compie 41 anni e credere davvero che torni con la grinta di prima è difficile.
Oggi Woods si scopre vulnerabile e per uno che ha avuto la determinazione di vincere un major su una gamba sola è un’ammissione incredibile. Evidentemente non vuole fare parte della truppa: o numero uno o niente. E la seconda opzione è molto più probabile. Tiger è vulnerabile nel corpo, perché ha avuto tre interventi alla schiena in due anni e una lunga serie di infortuni prima, e nell’anima. Lo scandalo a luci rosse che ha decretato la fine del suo matrimonio e compromesso la sua immagine pubblica pesano nella sua testa come macigni. Dieci anni fa Tiger aveva tutto in pugno: anche la Casa Bianca, se un giorno avesse deciso di provarci. Poi è diventato uno qualunque, uno di cui si può spettegolare e da mettere sotto osservazione sulla correttezza nel gioco. Uno di cui non ci si può fidare. Sono cose che pesano, soprattutto in uno sport dove la mente è tanto, se non tutto.
Chiusa la premessa, passiamo a chi c’è a Napa, California. Nel lungo elenco di partecipanti troviamo nomi importanti come Phil Mickelson, Matt Kuchar, Paul Casey e il campione in carica Emiliano Grillo. Il percorso è un par 72 di 6500 metri circa, firmato da Robert Trent Jones, Jr. nel 1967. In palio ci sono 6 milioni di dollari, oltre un milione per il primo e i primi 500 punti del nuovo “campionato” targato FedexCup, che arriverà a termine fra 12 mesi.
L’anno golfistico europeo invece non è ancora finito e prosegue il suo percorso di avvicinamento alle Final Series con il British Masters, al The Grove di Chandlers Cross, in Inghilterra. Renato Paratore, Matteo Manassero e Nino Bertasio sono gli italiani in gara, in un field che comprende Danny Willett, Matthew Fitzpatrick, che difende il titolo, Lee Westwood, Andy Sullivan, Chris Wood, tutti nella squadra europea di Ryder Cup. E poi Luke Donald, Shane Lowry, Graeme McDowell.
Renato Paratore è reduce da un settimo posto nel Dunhill Links in Scozia e cerca un buon piazzamento per entrare nei primi 60 dell’ordine di merito della Race to Dubai, la classifica europea, per disputare appunto gli ultimi tre, ricchi e prestigiosi, tornei dell’anno. Il montepremi è di 3,3 milioni di euro.
Il circuito europeo concluderà la stagione a Dubai, dal 17 al 20 novembre. Oggi la Race to Dubai è guidata da Willett, seguito da Henrik Stenson, Rory Mcilroy (vincitore della Fedexcup), Tyrell Hutton, Rafa Cabrera Bello, per citare i primi cinque. Francesco Molinari è attualmente l’unico italiano qualificato per le Final Series, benché abbia giocato quasi sempre negli Usa. Il suo punteggio in Europa è schizzato verso l’altro grazie alla bellissima vittoria dell’Open d’Italia.