Parigi o Akron? Questa settimana, per il golf, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Sul tour europeo è di scena l’Open de France, sul tracciato de Le Golf National, a Guyancourt, vicino alla capitale, dove, fra due anni, si giocherà la Ryder Cup.
Il Pga invece è a Akron in Ohio, al Firestone CC, sul South Course, per uno dei grandi tornei della stagione, il WGC-Bridgestone Invitational. I migliori giocatori del mondo, per l’occasione, hanno diviso le loro strade: il numero quattro Rory McIlroy e il numero nove Danny Willett hanno scelto Parigi, dove scenderanno in campo anche cinque italiani, Francesco Molinari, Edoardo Molinari, Matteo Manassero, Nino Bertasio e Renato Paratore; il numero uno Jason Day, il numero due Jordan Spieth e il numero tre Dustin Johnson hanno optato per il campionato del mondo in Ohio e lo stesso hanno fatto Henrik Stenson, vincitore la settimana scorsa in Germania, Bubba Watson, Rickie Fowler, Adam Scott e Justin Rose.
Il montepremi negli Stati Uniti è ricchissimo: 9,5 milioni di dollari, 1,620 milioni per il primo. In Europa il circuito, per ora, offre poste più modeste e si ferma a 3,5 milioni di euro, con una prima moneta di 583mila euro.
Chi ha voglia di sbizzarrirsi a seguire i suoi beniamini dall’uno all’altro polo, può farlo su Sky Sport che offre una buona copertura in diretta di entrambi gli eventi (durante il giorno il tour europeo e in serata quello americano).
Continua intanto la lunga serie di disdette dei golfisti dalla sfida olimpica di Rio. Hanno già detto di no Jason Day, McIlroy, Adam Scott, Graeme McDowell, Louis Oosthuizen, Marc Leishman, Vijay Singh e Charl Schwartzel. Spieth non ha ancora deciso, ma altri addii seguiranno a quelli già registrati. La ragione ufficiale è la paura della ZIka e bisogna ammettere che le verdi valli irrigate sono spesso infestate dalle zanzare.
Secondo Spieth c’è anche un problema di sicurezza, che lui sta cercando di approfondire. C’è da dire poi che i grandi professionisti di golf sono abituati a battersi per una montagna di denaro e che le medaglie possono sembrare poco attraenti.
Inoltre i più bravi hanno molto da perdere, come immagine, perché le probabilità di un oro sono modeste, rispetto a quelle dei numeri uno degli altri sport. Bisogna riflettere infatti su questo: i primi 10 giocatori del mondo disputano, in un anno, 20-25 tornei e al massimo ne vincono 5. Tiger Woods, all’apice della carriera, arrivava fino a 8 vittorie, perché era un fenomeno. Gli altri tornei? Li perdono. Il giocatore migliore, a Rio, può fare quindi la figura del dilettante e spiegare questo fatto a chi non se ne intende è difficile.
Senza contare che la stagione è troppo farcita di gare una appresso all’altra: due settimane dopo Rio ci sono i Playoffs e a stretto giro di posta la Ryder Cup (l’unico evento che i giocatori disputano per la gloria. Ma è una sfida a squadre). Sono tutti motivi che pesano e così le disdette fioccano.
Peccato perché il golf torna alle Olimpiadi dopo più di cento anni e rivela subito un volto di sport poco sportivo. Che dire? Noi italiani resistiamo: Francesco Molinari ha già le valige pronte e Nino Bertasio si batte per entrare nella lista dei 60 qualificati. Il tempo stringe però, perché l’11 luglio si tira una riga e Parigi è una delle ultime occasioni per conquistare punti.