Quasi 40 miliardi, per la precisione fino a 38. Questo è il gap individuato da Goldman Sachs per le banche italiane, che dunque con una pulizia attorno a 40 miliardi di euro si metterebbero in sicurezza. A fare i calcoli e alzare il velo sulle operazioni di rafforzamento del capitale necessarie per le banche del Belpaese è stata la banca statunitense in un report dal titolo “Una situazione complessa, con elevato rischio di diluizione”.
Goldman, comunque, ha rivisto al rialzo, a Buy il giudizio su Unicredit, che dopo i recenti scivoloni già sconta gli scenari peggiori.
L’istituto, ammoniscono tuttavia gli analisti di Goldman, ha bisogno di 6,7-9,6 miliardi di capitale extra per supportare un miglioramento del ratio CET1 al 12% e mettendo al tempo stesso in conto delle perdite sui livelli di sofferenze in linea con i prezzi pagati sul mercato.
Goldman Sachs ha ricordato che il sistema bancario italiano è diventato di nuovo vulnerabile da inizio 2016, alla luce degli scivoloni che i titoli hanno registrato in Borsa e tenendo conto del peso delle sofferenze del comparto. Non a caso, sottolineano gli analisti di Goldman, è aumentata l’attenzione della Bce sul settore. Per altro nel 2014 e il 2015, il Governo italiano aveva tentato di istituire un veicolo di gestione in cui le banche avrebbero potuto scaricare i crediti in sofferenza. Si era discusso circa la creazione di una bad bank, progetto che tuttavia è naufragato scontrandosi con la normativa europea che impedisce l’intervento dello stato. Il Texas italiano, ossia il rapporto tra i crediti deteriorati e il patrimonio, rimane uno dei più elevati d’Europa.