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Gli Usa lasciano Kabul in anticipo ma l’Onu boccia le zone protette

Foto di Amber Clay da Pixabay

Il 30 agosto, in anticipo di 24 ore sulla tabella di marcia, gli Stati Uniti hanno completato il ritiro delle truppe dall’Afghanistan. Gli ultimi americani a lasciare il Paese sono stati l’ambasciatore Ross Wilson e il generale Chris Donahue. Si conclude così un’occupazione iniziata per stanare l’Isis all’indomani degli attentati dell’11 settembre e poi proseguita per vent’anni.

Il presidente Joe Biden ha annunciato che questa sera interverrà in televisione per spiegare come si è arrivati alla decisione di abbandonare l’Afghanistan nelle mani dei talebani. “Spiegherò al popolo americano – ha promesso – per quale motivo non ho prolungato la nostra presenza oltre il 31 agosto”.

A questo punto, i talebani hanno il controllo dell’aeroporto di Kabul e possono gestire a proprio piacimento il flusso degli espatri. Tuttavia, Biden ha detto di aspettarsi che il regime lasci partire chiunque voglia abbandonare il Paese: “La comunità internazionale si aspetta che i talebani mantengano le promesse – ha concluso il numero uno della Casa Bianca – Si sono impegnati a garantire un passaggio sicuro e il mondo rispetterà gli impegni”.

Intanto, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato una risoluzione in cui si chiede la protezione dei civili afghani e dell’aeroporto di Kabul. Un testo a dir poco debole, in cui – per la contrarietà di Cina e Russia, che alla fine si sono astenute – non è nemmeno menzionata la “zona sicura” proposta da Francia e Germania per garantire ai profughi di poter uscire in sicurezza dal Paese.

Le Nazioni Unite si limitano a ribadire “l’importanza di sostenere i diritti umani, compresi quelli delle donne”, e a chiedere ai talebani di rafforzare gli sforzi per fornire assistenza umanitaria, consentendo un’uscita “sicura” dall’Afghanistan. Buoni auspici, ma nessuna azione concreta.

“Revisioneremo i programmi di cooperazione per convogliare quante più risorse possibili verso gli aiuti umanitari, in particolare verso i Paesi bisognosi della regione”, ha detto il ministro degli esteri italiano, Luigi Di Maio, collegato dall’Unità di crisi della Farnesina.

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