Quasi tutti gli abitanti del pianeta possiedono uno smartphone. Lo dicono i numeri emersi dal Mobility Report di Ericsson, secondo i quali ormai la diffusione di schede Sim ha abbondantemente superato quella delle persone presenti nel mondo: 7,9 miliardi, contro 5,9 miliardi. Ma se questo dato è sicuramente viziato dal conteggio delle schede inattive e dal fatto che molte persone possiedono più di una scheda (e in alcuni casi più di un cellulare), quello più interessante è che nel mondo ci sono oggi 6,3 miliardi di abbonamenti da smartphone, un numero che a sua volta supera quello delle persone e che equivale al 70% delle schede totali in circolazione.
Su questi smartphone sono sempre di più le persone che utilizzano il traffico dati Internet. L’incremento, nel solo quarto trimestre del 2019, è stato quasi del 10%, con 130 milioni di abbonamenti mobile broadband in più. Sono invece aumentati di ben 170 milioni gli abbonamenti LTE, arrivando a 4,3 miliardi, ovvero il 55% di tutti gli abbonamenti mobili. Ed inizia a farsi largo anche il 5G, la tecnologia abilitante dell’Internet delle cose e soprattutto dell’Intelligenza artificiale, che sta scatenando una vera e propria guerra a distanza tra Usa e Cina, con Washington che prova in tutti i modi ad arginare il monopolio di Huawei, anche finanziando player europei come Nokia: nell’ultimo trimestre 2019 gli abbonamenti 5G hanno toccato quota 13 milioni in tutto il mondo.
A proposito di Cina e di tecnologia cinese, va anche aggiunto che se è vero che gli abbonamenti aumentano e pure il traffico dati, questo avviene in uno scenario in cui la vendita dell’hardware, cioè dei telefoni veri e propri, sta rallentando ed è diventata appannaggio di Pechino: se dieci anni fa la sfida era principalmente tra l’americana Apple e la coreana Samsung, oggi il 35% del mercato è in mano alle cinesi Huawei, Xiaomi e Oppo. L’Asia è anche l’epicentro delle vendite di Sim per cellulare, visto che il maggior contributo alla crescita trimestrale proviene dalla Cina (+7 milioni), seguita da Indonesia (+5 milioni) e Filippine (+4 milioni).
La diffusione degli smartphone e la possibilità di accedere ad Internet per qualsiasi tipo di utilizzo (ormai anche per lavorare, con lo smart working, come stiamo vedendo in queste settimane di emergenza coronavirus, oltre che per la sempre più frequente visualizzazione di video), fanno sì che in modo naturale ed inesorabile continui a crescere anche il traffico dati utilizzato: dal quarto trimestre 2018 a quello dell’anno successivo è aumentato ben del 49%, raggiungendo i 40 Exabyte (EB), mentre la crescita trimestrale è stata dell’8% circa.
Di conseguenza è sempre di più il tempo che passiamo davanti a questi aggeggi: da un’ora e 48 minuti al giorno nel 2015, a quattro ore e 8 minuti al giorno oggi, più del doppio in cinque anni. Nella fascia di età 18-34 anni si arriva persino a quasi 5 ore al giorno: secondo una ricerca di LivePerson, il 65% di chi ha tra 18 e 34 anni comunica di più via digitale che di persona. In tempi di coronavirus sembrerebbe una giusta precauzione, ma la verità è che è così sempre.