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Gli italiani controllano 22mila imprese estere con 1,8 milioni di dipendenti

FOCUS BNL-BNP PARIBAS – La maggior parte delle 22mila imprese estere controllate da gruppi italiani risiede in Europa e negli Stati Uniti: ancora modesto il ruolo della Cina – In tutto queste aziende impiegano 1,8 milioni di addetti.

Gli italiani controllano 22mila imprese estere con 1,8 milioni di dipendenti

Le imprese estere controllate da aziende italiane sono poco più di 22mila, impiegano quasi 1,8 milioni di addetti, con un fatturato superiore ai 540 miliardi di euro. Sono localizzate prevalentemente in Europa e negli Stati Uniti, mentre il peso della Cina risulta poco significativo. Le controllate italiane all’estero si caratterizzano per una dimensione media relativamente grande, con oltre 80 addetti a fronte dei 3,7 delle imprese residenti in Italia.

Per contrastare l’indebolimento della domanda interna, durante la crisi, la presenza all’estero delle imprese italiane è aumentata. Tra il 2007 e il 2013, il numero delle aziende è cresciuto di quasi il 10%, gli addetti del 25% e il fatturato del 40%. Le imprese estere a controllo italiano sono, inoltre, riuscite ad aumentare la loro capacità di generare ricchezza: il fatturato per addetto è passato da 274mila a 307mila, un crescita superiore al 12%.

Il grado di internazionalizzazione del sistema produttivo italiano, misurato dal peso delle attività svolte all’estero sul complesso di quelle mantenute all’interno, è aumentato: gli addetti delle controllate estere sono pari all’11% di quelli delle imprese residenti in Italia. Nel 2008, questo rapporto si fermava all’8%. Il grado di internazionalizzazione risulta più elevato nel manifatturiero, con un valore superiore al 22%. Nella fabbricazione di autoveicoli il fatturato prodotto all’estero è pari a oltre il 150% di quello generato dalle imprese nazionali.

L’accesso a nuovi mercati è divenuto l’elemento centrale nel guidare l’internazionalizzazione delle imprese italiane: lo indicano oltre l’80% delle aziende, sia nell’industria sia nei servizi. Il vantaggio in termini di costi produttivi ha, invece, perso importanza. Il costo del lavoro in Cina è, ad esempio, aumentato da 2,7mila euro annui per addetto nel 2008 a quasi 8mila. 

Nonostante la crescita degli ultimi anni, la presenza all’estero dell’Italia rimane, però, contenuta. Il rapporto tra lo stock degli investimenti all’estero complessivamente realizzati e il Pil ha raggiunto il 25%. In Germania si sale oltre il 40%, in Francia ci si avvicina al 45%, in Spagna si arriva al 48%.

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