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Gli economisti dell’energia: il calo prezzi vada a beneficio di famiglie e aziende

Al summit internazionale di Roma gli economisti dell’energia auspicano un trasferimento al consumo dei benefici dovuti alla discesa del greggio. Ma, avvertono, va considerata anche una equa remunerazione per le imprese. Carlo Bollino: “Inspiegabile stallo nella Politica Ambientale Ue 2030, nonostante impatto contenuto sul Pil”

Gli economisti dell’energia: il calo prezzi vada a beneficio di famiglie e aziende

Il calo del prezzo del petrolio sui mercati internazionali deve dare subito benefici ai consumatori ma consentire pure una equa redditività per le imprese. È la risposta emersa al summit internazionale di quasi 500 economisti dell’energia di 40 Paesi, promosso dall’AIEE-Associazione italiana economisti dell’energia, alla Luiss.

“Si pone la solita polemica sulla velocità di risposta da parte del sistema al mercato a queste oscillazioni”, ha detto Carlo Andrea Bollino, presidente di AIEE, sintetizzando le posizioni emerse, “perché quando la quotazione del petrolio sale c’è una rapidità di riverbero sui prezzi al consumo, reazione che è invece molto lenta quando cala. Noi economisti dell’energia ci aspettiamo questa volta che il calo realisticamente si traduca in un effetto beneficio per i consumatori e al contempo assicuri equi vantaggi remunerativi alle imprese”.

Ma perché il prezzo del petrolio è in calo? Secondo Bollino “di solito le motivazioni che incidono sulle fluttuazioni di prezzo sono determinate da due condizioni: il mercato e gli eventi della geopolitica. In questo caso il calo va letto come una prevalenza del mercato e, quindi, il beneficio ha origini positive. Nel sistema energetico è supersonica la velocità con cui, in queste vicende, si salta dalla politica al mercato e viceversa. Pertanto ogni considerazione è basata su un ottimismo fragile perché così ci ha insegnato il passato”.

Nella giornata conclusiva del summit Richard Tol, professore di economia e direttore della di Ricerca e Scambio di Informazioni all’Università del Sussex (Regno Unito) e Bollino hanno tra l’altro discusso “sul peso delle politiche energetiche e ambientali”, concordando che “non sono ottimali nelle scelte dei decisori politici. A livello di dibattito macroeconomico, infatti, le distorsioni applicative sono frutto di equilibrismi instabili, di compromessi, di patteggiamenti”. Insomma, hanno detto, “quello che non sarebbe comprensibile in termini solo ambientali perché strano, diventa invece comprensibile quando si capisce che è stato oggetto di scambio con altri settori, come i trasporti e l’agricoltura”.

Altro punto emerso dai lavori del summit AIEE di Roma ha riguardato la nuova Politica Ambientale UE 2030. “Abbiamo valutato che, paradossalmente”, ha riferito ancora Bollino “questa politica costa solo tra lo 0,25 e lo 0,40% del PIL e, quindi, non si capisce perché c’è uno stallo negoziale a livello comunitario. A meno che non ci siano trattative non palesi che potrebbero riservare qualche sorpresa. Sta di fatto che un onere così contenuto avrà un impatto meno forte rispetto a quello dell’embargo russo verso l’Europa. E allora ci si domanda perché non se ne parla?”, ha concluso il presidente dell’AIEE.
 

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