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Clima: contro la CO2 l’Italia pensa al biometano

FIRSTonline

Il phase out, ovvero l’uscita dai fossili resta il piatto forte della Cop26 di Glasgow. Un traguardo mondiale, come sappiamo da tempo. Ma non ci sono dubbi che il lungo processo di questi anni ci ha insegnato che c’è bisogno di più alternative. I Paesi che ostacolano un iter cosi’ necessario quanto irreversibile, cadono spesso nella sottovalutazione delle alternative. Al summit dei Grandi uno dei temi centrali per l’abbattimento della CO2 è quello dei trasporti. Per un curioso paradosso, è capitato proprio alla Gran Bretagna – Paese organizzatore con l’Italia dell’appuntamento scozzese – affrontare nelle settimane scorse una crisi del trasporto merci legata ai combustibili fossili. Al contrario tra le esperienze che l’Italia puo’ vantare c’è l’uso del biometano liquefatto: il bioLNG. Un comburente che abbatte le emissioni di gas serra ed apre di fatto la strada alla motorizzazione pesante pulita.

Il Consorzio Italiano Biogas e l’IVECO hanno studiato cause ed effetti- ovviamente positivi- sull’uso di questo vettore per spingere la mobilità commerciale. Lo studio “Emissioni di gas serra e di biossido di azoto in atmosfera” è di pochi giorni fa ed è stato realizzato in partnership con l’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico (IIA) del CNR. Il suo pregio cresce in occasione di COP26. Il biometano, che una volta le aziende energetiche vedevano con sospetto, esce come un asset strategico per la riduzione delle emissioni lungo le strade. Un’alternativa, appunto, all’utilizzo dei carburanti fossili, un aiuto al clima. Che sia immediatamente disponibile per il trasporto pesante, in arrivo dall’agricoltura, lo colloca in posizione alta nella classifica delle alimentazioni motoristiche. Prima anche dei motori elettrici, attualmente in fase di sperimentazione in mezzo mondo. L’Italia può sfidare il mercato europeo nelle forniture e lo studio assomiglia molto ad una certificazione di qualità. “Le nostre aziende agricole sono pronte a contribuire alla transizione ecologica del settore della mobilità attraverso la produzione di un biometano prodotto a partire da sottoproduzioni agricole 100% made in Italy e sostenibili”, ha spiegato Lorenzo Maggioni, del Consorzio Italiano Biogas. Centinaia di aziende si candidano ad essere parte di un percorso innovativo che nella migliore delle ipotesi è in grado di ridisegnare gli approvvigionamenti di carburanti dei giganti della strada.

Lo studio, si è concentrato sul mercato italiano: tra i primi in Europa per numero di veicoli a metano e per la presenza di stazioni di gas liquefatto. L’ambiente migliora dato che il bioLNG permette la riduzione delle emissioni di gas serra fino al 121% rispetto al gasolio e una diminuzione del 65% di biossido di azoto. Nelle sessioni di lavoro di Glasgow se ne discute. Se si trovano le giuste forme di incentivazione e commercializzazione la partita si puo’ giocare. D’altronde ci solleva il grado di soddisfazione dei ricercatori del CNR, pari a quella di altre ricerche sulle fonti non inquinanti. In altre parole, la ricerca italiana dice che tutto ciò che non è utile alla filiera primaria dell’agricoltura, diventa utilissimo alla filiera che, per comodità, chiamiamo secondaria. Si capisce che l’interesse di IVECO è per la motorizzazione, laddove si è scoperto che i mezzi per usare biometano non hanno bisogno di grandi adeguamenti tecnici. All’incirca come per la rete di distribuzione che richiede solo piccoli investimenti. Davvero si vuole combattere la crisi climatica con più opzioni? “Allora – risponde Fabrizio Buffa manager di IVECO – serve una risposta concreta e immediata. In questo contesto, il biometano rappresenta la soluzione del presente per il futuro del pianeta”. A farla breve, dopo lo studio italiano sta ai governi organizzare, iniziando da Glasgow, l’uso di un combustibile-principe dell’economia circolare.

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Categories: Economia e Imprese