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Giustizia: ecco la riforma che serve per ridurre i tempi dei processi

Il clamoroso caso Bassolino – 19 assoluzioni dopo 17 anni di processi – evidenzia una volta di più l’urgenza di riformare la giustizia civile anche per rilanciare l’economia ma la riforma che serve non è quella attualmente in discussione i n Parlamento

Giustizia: ecco la riforma che serve per ridurre i tempi dei processi

La 19esima assoluzione di Bassolino ha riportato in primo piano la tragica condizione della giustizia in Italia. Condividiamo tutti il sollievo per chi ha visto affermata la sua innocenza e ripristinata la sua credibilità. Ma dopo 17 anni di processi. Si tratta di negazione del diritto umano alla giustizia e la Corte europea dei diritti dell’uomo condanna l’Italia a ripagare le vittime di queste indecenti lungaggini. Solo che i processi in Italia per stabilire l’indennizzo da eccessiva durata dei processi finiscono per incorrere a loro volta nella procedura per irragionevole durata del processo!  

Dopo il sollievo per la vittima vengono le domande: come si può garantire che questi casi non si ripetano? Ovvero, quale sanzione ci si può attendere dall’organo di autogoverno della magistratura, il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM)? E la risposta è “nessuna sanzione”. A meno che si faccia una profonda riforma della giustizia penale e civile e del CSM.  

Che cosa serve per ridurre i tempi dei processi? 

  1. allinearsi alle best practices della specializzazione degli avvocati che anche in Italia dovrebbero scegliere, come negli altri Paesi, se patrocinare dinanzi alla Corte di Cassazione o dinanzi ai tribunali e all’appello. Abbiamo 55.000 avvocati abilitati per la Cassazione contro i 100 della Francia e meno di 50 della Germania. Con la specializzazione degli avvocati, sono essi stessi a selezionare i ricorsi da trattare in Cassazione.
  2. istituire un corso post universitario di due anni con esame finale per l’abilitazione al patrocinio dinanzi la Cassazione (proposta di legge presentata nel 2012 dall’allora ministro Severino). 
  3. modificare non solo il sistema elettorale del CSM, ma anche il suo funzionamento ripristinando la carriera basata su meriti professionali.

Dalla specializzazione degli avvocati patrocinanti in Cassazione discende anche la soluzione alla imprevedibilità delle sentenze che scombussola tanto le imprese che le famiglie. Anche l’imprevedibilità dipende dal fatto che la Cassazione, che ha il compito di guida dell’interpretazione delle leggi, si occupa invece di multe e cause condominiali. Di conseguenza, 400 giudici di Cassazione, necessari a far fronte agli 80.000 casi all’anno, invece di assicurare l’uniformità della giurisprudenza, emettono un numero di sentenze spesso contraddittorie che lascia aperto lo spiraglio a ogni ricorso e il suo contrario. Ovvero alle 600.000 cause all’anno che si riversano sulle corti.  

Poiché la spesa per la giustizia in rapporto al PIL è maggiore in Italia che in Francia, Irlanda e quasi tutti i Paesi nordici (CEPEJ 2018), tutti Paesi nei quali i tempi dei processi sono una frazione di quelli italiani, la soluzione non è nel budget da mettere a disposizione della giustizia. Invece la soluzione sta nella qualità della spesa: digitalizzazione e datacenter da un lato, management dei tribunali dall’altro migliorano la performance.  Con l’aiuto del legislatore, la raccolta dei dati sui risultati dei giudici nello svolgimento dei processi, le sentenze non riformate in appello, etc.. potrà essere inserita nei fascicoli personali che sono l’unica fonte d’informazione ammessa per le cariche dirigenziali e per l’elezione al CSM. 

Bene i corsi di management, ma occorre introdurre requisiti di capacità manageriale nella scelta dei dirigenti dei tribunali. La qualità delle sentenze conta: ai giudici le cui sentenze vengono annullate in Cassazione o totalmente riformate in appello in una percentuale nettamente superiore alla media nazionale, si dovrebbe negare il giudizio di idoneità quadriennale.  

Dunque, il CSM è il terzo punto chiave: se composto da correnti – che i membri siano della magistratura o della politica non fa differenza – non sanziona nessuno, ogni corrente difendendo “i suoi”. Ottimo dunque il sorteggio per stabilire i componenti della commissione per le nomine agli incarichi direttivi mentre si curano le ferite degli scandali recenti, ma per ritornare credibile nel ruolo di regolatore della magistratura, il CSM deve uscire dall’angolo corporativo-sindacale in cui si è chiuso e ripristinare la carriera per meriti professionali.  

Metodi alternativi di risoluzione delle controversie possono ridurre la pressione sui tribunali se ben organizzati come l’Arbitro Bancario e Finanziario (ABF) che in pochi anni è arrivato a ricevere più ricorsi della mediazione e giustizia civile pur non essendo le sue decisioni né vincolanti né esecutive. L’elevata specializzazione dei componenti dei collegi territoriali fa la differenza. Nella mediazione, una semplice modifica procedurale – non arrestare la procedura se il convenuto non si presenta – potrebbe aumentare i casi risolti, oggi fermi al 30% dei procedimenti iniziati. Sempre per ridurre la domanda che si riversa sui giudici si può ricorrere a giudici onorari con un procedimento speciale per le controversie minori.  

Infine, occorre ridurre l’arretrato di 3,3 milioni di cause: incentivi economici dovrebbero premiare l’intero ufficio giudiziario che raggiunga gli obiettivi di riduzione dell’arretrato. Incentivi fiscali dovrebbero premiare tutti gli attori – avvocati inclusi – degli accordi extragiudiziali delle cause pendenti.  E neo-laureati borsisti possono aiutare nello smaltimento.   

Grandi studi di avvocati, che osservano la fuga degli investitori stranieri alla luce della performance della giustizia italiana, stimano che i 3,3 milioni di cause ferme nei tribunali immobilizzino ben più di 100 mld di euro. Una cifra che se rimessa in circolo di questi tempi darebbe respiro a privati, ma anche al settore pubblico per le tasse su queste attività, se non sono fallite nel frattempo. Eppure questi 100 md di euro sono noccioline se confrontati alla mancata crescita dell’economia a causa di una giustizia inefficiente che scoraggia gli investimenti privati e pubblici, nazionali ed esteri.  

La Commissione Europea ha indicato come priorità per l’Italia la riforma della giustizia proprio per i suoi effetti sulla stagnazione dell’economia.  Bruxelles chiede un Piano nazionale di rilancio e resilienza (PNRR) che integri modifiche istituzionali e investimenti in modo da raggiungere i risultati nel periodo previsto.  È a fronte dei risultati che vengono dati i finanziamenti.  L’ha ribadito il direttore generale per le riforme alla Commissione, Mario Nava ricordando la differenza del PNRR dai fondi coesioni. La riforma attualmente discussa in Parlamento NON affronta le cause dell’inefficienza della giustizia civile in Italia e quindi non raggiungerà il risultato di tempi dei processi simili agli altri paesi europei e di coerenza delle sentenze nei tempi del Piano di rilancio e non verrà finanziata. 

La proposta di legge discussa alla Commissione giustizia della Camera si perde in una miriade di piccole, soprattutto procedurali, modifiche al codice. Deve essere integrata con le tre modifiche di fondo del sistema giudiziario qui illustrate per ridurre i tempi dei processi.  

Più precisamente, la ritrovata efficienza giudiziaria permetterà un aumento delle dimensioni delle imprese, la loro partecipazione alle catene globali del valore, un miglioramento dei tempi di consegna dei lavori pubblici. Dunque un impatto positivo sulla produttività totale e quindi sull’occupazione, l’investimento e sul PIL di lungo periodo (quello con cui si ripaga il debito). 

Sarebbe criminale sprecare l’opportunità che ci viene data dall’UE di riformare la giustizia per riprendere a crescere. 

°°° Le considerazioni giuridiche di questo articolo derivano dalle relazioni presentate al webinar dell’Osservatorio sulla produttività e il benessere (OPB) della Fondazione economia Tor Vergata da A. Nappi, A. De Nicola e M.Bianco. Le relazioni sono disponibili sul sito dell’OPB.

1 thoughts on “Giustizia: ecco la riforma che serve per ridurre i tempi dei processi

  1. Grazie per il contributo. L’unico aspetto sul quale è bene vi sia più corretta informazione consiste nello spiegare che per legge dal 2012 gli avvocati vengono abilitati a patrocinare in Cassazione dopo il superamento di un ulteriore esame specifico e non più solo per anzianità professionale.

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