“C’è un rapporto evidente di conflittualità fra i giornali (stampati su carta o pubblicati sul web) e i ‘content aggregators’, ossia quelle società che prosperano con il copia-e-incolla gratuito on line di notizie e servizi giornalistici prelevati impunemente dai siti di quotidiani e periodici. Una pratica di indebito arricchimento che gli editori non vogliono e non possono accettare perché fondata sull’utilizzazione del lavoro altrui. E sottrae quindi risorse economiche ai giornali e ne danneggia l’immagine, favorendo inoltre il calo dell’occupazione e della credibilità professionale dei giornalisti”.
In questa intervista a FIRSTonline, Giulio Anselmi, da un anno esatto presidente della Fieg (la Federazione degli editori di giornali) e dal 2009 dell’Ansa (la maggiore agenzia italiana di notizie), parla senza remore del conflitto con gli “aggregatori di contenuti”, che vede ormai gli editori dei giornali sul piede di guerra per tutelare la sopravvivenza dei quotidiani e dei periodici su carta e on line. E – mentre la Fieg, insieme con l’Osservatorio TuttiMedia e la rivista Media Duemila, assegna ad alcuni laureati un premio intitolato a Giovanni Giovannini, giornalista di vaglia e suo indimenticato presidente, che prefigurò il passaggio dell’informazione al digitale – indica le strade che sarà necessario percorrere per arrivare a un punto di equilibrio “fra due realtà che devono poter convivere, in un contesto però di regole e limiti definiti e rispettati”.
FIRSTonline – Presidente, il fenomeno non è recentissimo; e da anni le vendite dei giornali sono in calo. Lei, giornalista di lungo corso che ha diretto alcune fra le principali testate italiane, lo sa bene. Come, del resto, tutti gli altri editori. Che cosa accentua oggi il vostro allarme?
“L’ulteriore riduzione delle risorse pubblicitarie, che costituivano una quota importante delle entrate nei bilanci delle aziende editoriali. Questi introiti, dopo essere state erosi dalla concorrenza della televisione, oggi sono falcidiati a vantaggio del web. E ovviamente a spese dei giornali e anche della stessa TV”.
FIRSTonline – Qual è stata e qual è ora la reazione degli editori?
“In una prima fase, forse anche troppo a lungo, le aziende editoriali hanno adottato la ‘strategia del fortino’. Con un termine calcistico, si può dire che hanno giuocato in difesa. Ma ora – di fronte alla dilagante sottrazione abusiva del prodotto del lavoro degli editori e dei giornalisti da parte di soggetti che, grazie a motori di ricerca sempre più rapidi e sofisticati, lo utilizzano a proprio uso e consumo – gli editori si sentono obbligati a passare all’attacco”.
FIRSTonline – Ma non temete così l’accusa di voler censurare la libertà che la rete offre a tutti gli individui?
“Eh no! Nella posizione degli editori non c’è alcuna intenzione censoria. La libertà di stampa è un valore irrinunciabile per gli editori tanto quanto per i giornalisti. È semmai l’assenza di regole che, avvantaggiando gli ‘aggregatori di contenuti’, limita gli spazi di libertà dei giornali. Che non puntano all’eliminazione di queste imprese, ma sostengono la necessità di una mediazione attraverso la ricerca e l’individuazione di punti di interesse comune”.
FIRSTonline – E non temete neppure, quindi, l’accusa di opporvi all’avanzata delle tecnologie e dei nuovi strumenti che da queste hanno origine?
“Per nulla. Oltre tutto, sappiamo benissimo che anche le testate della carta stampata hanno ricavato un vantaggio dalle opportunità offerte dal web. Ormai tutti i giornali hanno un’edizione on line, che ha procurato nuovi lettori e nuova pubblicità. Ma questo non cancella l’irrinunciabile esigenza di stabilire e di rispettare un pacchetto di regole fondamentali. Che consentano a tutti gli attori in campo di confrontarsi ad armi pari sul mercato dell’informazione”.
FIRSTonline – Che cosa significa questo in concreto?
“In primo luogo il rispetto da parte di tutti – dico tutti – del diritto d’autore. Nessun direttore si sognerebbe di confezionare un quotidiano provinciale con il copia-e-incolla dal Corriere della Sera o da Repubblica; e, se lo facesse, gli sarebbero applicate le sanzioni previste, in Italia come negli alti Paesi evoluti, dalle norme che tutelano il diritto d’autore. E allora perché chiunque faccia la stessa operazione su internet la fa franca?
FIRSTonline – Presidente, perché?
“Il governo della rete, alla quale giustamente ha accesso e nella quale può operare ciascun abitante del pianeta, è oggettivamente molto complesso. Ma questo non può trasformarsi in un alibi per un indebito generalizzato copia-e-incolla. E neppure in un segnale di via libera alla diffamazione o alla violazione della privacy della persona. Né tanto meno – questo è fondamentale – alla centralità del ruolo dei giornali e dei giornalisti in termini di obiettività, di attendibilità e di responsabilità nella produzione di contenuti informativi anche sul web”.
FIRSTonline – Centralità in che senso?
“Nel senso che la Fieg non si sogna di voler negare a chiunque il diritto di produrre un giornale su internet. Ma chiede il rispetto di due condizioni: la mediazione giornalistica (nei termini che ho appena indicato) e una gerarchia nell’organizzazione del lavoro. Detto questo, nessun rifiuto preconcetto dell’on line. Anzi, considerate la differenza di costo e la prospettiva di aumento dei lettori, mi augurerei che i giornali su carta in difficoltà imboccassero, come hanno fatto per esempio numerosi quotidiani negli Stati Uniti, la strada del web”.