E’ un Giro che tappa dopo tappa invece di scremare la schiera dei favoriti lancia in orbita nuovi protagonisti che hanno tutta l’aria di rendere la vita sempre più dura ai grandi favoriti della vigilia. L’Etna ha visto il decollo rosa di Simon Yates, affiancato da un risorto Esteban Chaves, ieri la frazione di Montevergine ha messo in risalto le grandi qualità di un giovane ecuadoriano, Richard Carapaz, che negli ultimi 1500 di ascesa con uno scatto secco ha piantato in asso tutti i big per andare a vincere sul secondo arrivo in salita di questo Giro, regalando al piccolo Stato andino il primo successo nella storia della corsa rosa. 24 anni, “il tappeto rosso del futuro – come ha scritto a caldo la Gazzetta.it – srotolato davanti”, Carapaz, guadagnando 17” tra distacco e abbuono, è balzato all’ottavo posto della classifica generale a riducendo a 1’06” il ritardo da Yates, sempre in maglia rosa. La Movistar, la squadra che allinea nei suoi ranghi Valverde, Nairo Quintana e Landa, era venuta al Giro senza i suoi tre campioni più forti. All’ottava tappa si comincia a capire il perché delle scelte del team spagnolo che evidentemente puntava tantissimo sull’esplosione del suo nuovo campioncino sudamericano, professionista solo da due anni. E sui tornanti a serpentone che portano ai 1260 metri di altitudine del celebre santuario campano, sotto il diluvio scatenatosi poco prima dell’arrivo, la Movistar ha avuto la risposta che attendeva lanciando nella partita rosa del Giro il primo ecuadoriano anche nella top ten della classifica.
Se Carapaz è l’eroe del giorno, tra i big è stato solo il francese Thibaut Pinot a trarre un piccolo ma prezioso vantaggio di 4” sugli altri grazie all’abbuono del terzo classificato alle spalle di Davide Formolo, secondo a 7” dal vincitore. Simon Yates non ha faticato più di tanto a difendere la maglia rosa con la sua squadra, la Mitchelton a fare il treno della corsa davanti al gruppo. Il britannico, gemello dell’altro Yates, Adam che correrà il Tour, ha cercato nel finale di far suoi gli abbuoni ma nella volata dei piazzati si è dovuto accontentare del quinto posto davanti a Pozzovivo e Chaves. Tra gli uomini di classifica a rischiare grosso è stato ancora una volta Chris Froome scivolato a terra nell’affrontare un tornante dall’asfalto viscido per la pioggia battente. Il quattro volte vincitore del Tour ha sbattuto spalla e fianco destri come nella caduta di Gerusalemme, durante la ricognizione mattutina prima della crono. Froome è stato in grado di rientrare nel drappello dei migliori anche perché né Yates né Dumoulin l’hanno attaccato. Ma troppi eventi negativi si stanno sommando in questo ritorno al Giro di Froome, che finora è stato una fotocopia irriconoscibile del “marziano” del Tour. E oggi, con l’arrivo ai 2135 di Campo Imperatore sul Gran Sasso è un’altra tappa test per il britannico ma non solo per lui. Sugli ultimi sette km con pendenza media del 9% e punte oltre il 13% si attende una bella battaglia, resa più dura dall’altitudine che rarefà l’ossigeno e dalla lunghezza della tappa che è di 224 chilometri.