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Giro: strepitoso bis di Viviani a Eilat

Giro d'Italia

Elia Viviani, professionista dal 2010, si sta togliendo in questo Giro quelle soddisfazioni da velocista puro che per anni gli sono state negate non solo per la strapotenza a turno degli sprinter stranieri – i vari Cavendish, Kittel, Gaviria, Greipel che hanno fatto incetta di tappe e che quest’anno hanno dato forfait – ma anche per l’incomprensibile sfiducia nei suoi confronti delle squadre presso cui ha corso in precedenza.

Clamoroso e quasi offensivo nei suoi confronti il comportamento del Team Sky che addirittura non lo convocò per l’edizione dell’anno scorso della corsa rosa puntando tutto sulla lotta per la classifica con Geraint Thomas e Mikel Landa. Fu l’ennesimo flop del Team Sky al Giro. Escluso dal Giro, Viviani sperava almeno di avere un posto al Tour o alla Vuelta ai comandi di Chris Froome: niente da fare.

A quel punto Viviani capì che era meglio cambiare aria e casacca. Della sua ultima stagione alla Sky gli restano comunque le vittorie nella Cyclassics di Amburgo e una tappa nel Tour de Romandie proprio nel giorno in cui gli comunicarono l’esclusione al Giro. Ormai alle soglie dei trent’anni, dopo tanti piazzamenti ma pochi successi, la sua carriera era a un pericoloso bivio. A ridargli fiducia nei suoi mezzi è stata la Quick-Step Floors che quest’anno lo ha scelto per sostituire niente meno che un gigante delle volate come Marcel Kittel passato alla Katusha.

Per Viviani è stato come risalire dal purgatorio al paradiso, pronto a ripagare tanta stima da parte della squadra belga con una serie di vittorie fin dall’esordio al Tour Down Under dove si è aggiudicato la terza tappa. Pochi giorni dopo si ripete al Dubai Tour ottenendo due vittorie e il primato finale in classifica. Vince ancora una frazione e la classifica a punti nell’Abu Dhabi Tour.

S’impone anche nella Drieaagse Brugge-De Panne, trasformata quest’anno in una semiclassica di un giorno. Con questi successi alle spalle, la Quick-Step Floor decide di fare di Viviani il suo capitano per certe gare come per le tappe per velocisti in questo Giro.

E Viviani meglio non poteva fare con due volate strepitose e vincenti nelle prime due frazioni in linea, a Tel Aviv rimontando di forza Jakub Mareczko, ieri a Eilat con un guizzo da acrobata per infilare l’irlandese Sam Bennett che, con un cambio di direzione tanto scorretto quanto rischioso, l’aveva stretto contro le transenne. È vero che in questo Giro di ruote veloci straniere se ne vedono davvero poche – l’unica finora sembra quella di Bennett peraltro superato ad Eilat anche da Sacha Modolo – ma questo Viviani si sta rivelando una forza della natura del tutto inedita.

E il suo sprint, un mix di coraggio, classe e potenza  –  nobilita la terza e ultima tappa in terra di Israele, 229 km piuttosto sonnolenti, con Rohan Dennis sempre in rosa, tutti in gruppo  nella interminabile pianura del deserto del Negev, tra dromedari e dune destinati a restare nel folklore della storia del Giro, che oggi torna in Italia e che martedì ripartirà in Sicilia, da Catania a Caltagirone, quasi 200 km senza un metro di pianura  e con un strappo finale con pendenze fino al 13%.

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