Il vulcano rimescola le carte del Giro rilanciando Esteban Chaves e laureando in rosa Simon Yates. Sull’Etna è il trionfo di una squadra, la Mitchelton, che centra una straordinaria accoppiata dei suoi due corridori di punta, con il colombiano primo sul traguardo e con il britannico, giunto assieme al compagno, nuovo leader della classifica. Dietro di loro a 26”, regolati da Thibaut Pinot – che fa suo l’abbuono di per il terzo posto – il drappello di tutti gli uomini classifica.
L’ex maglia rosa Rohan Dennis, pur stringendo i denti, non ce l’ha fatta – come del resto era nelle previsioni – a difendere il primato scivolando in classifica al sesto posto a 53” da Yates. L’Etna, che era il primo vero test di questo Giro, ha allargato più che ristretto la cerchia di chi potrà vincerlo rimandando al Gran Sasso indicazioni più precise per la classifica finale.
Sotto la lente di ingrandimento, per una bocciatura che sarebbe stata clamorosa, erano Froome, Aru e Miguel Angel Lopez: non è che i tre abbiano particolarmente brillato ma sulle rampe finali hanno tenuto le ruote di Dumoulin, Pinot e Pozzovivo che al momento sembrano più in forma e più tonici del britannico e dell’Italiano, che per ora sono la pallida copia del Froome del Tour e dell’Aru della vittoriosa Vuelta.
Quanto a Lopez, ha tentato qualche allungo per agganciare i battistrada senza peraltro dare continuità all’azione, alla fine si è accontentato di arrivare assieme agli altri: per uno scalatore del suo calibro, peraltro già attardato in classifica di oltre 2 minuti, un’occasione persa.
Al contrario, Pinot ha confermato di esserci e di puntate almeno al podio. Anche Pozzovivo non lo si era mai visto in questo di grazia. Dumoulin ha affrontato l’Etna come aveva scalato l’anno scorso il Block Haus, crescendo a mano a mano durante l’ascesa senza però mai strafare rischiando di andare fuori giri.
Allora si accontentò di limare il ritardo su Nairo Quintana, oggi anche sull’Etna ha saggiamente rinunciato a cercare di inseguire Simon Yates, quando il britannico con un imperioso scatto ha piantato in asso il drappello dei migliori andando a inseguire Chaves, il grande protagonista della tappa, in fuga con un’altra trentina di corridori fin dai primi km della tappa.
Due gesti che sembravano una follia, una sorta di autogol di squadra, quello di Chaves perché si pensava fosse un azzardo spendere tante energie prima di arrivare ai piedi del vulcano, quello di Yates perché rischiava di trascinarsi dietro gli altri annullando nella bagarre finale l’impresa che stava compiendo il suo compagno, che a cinque km dall’arrivo aveva piantato Gesink, Henao, Ciccone e i superstiti della fuga iniziale.
Invece del temuto harakiri in casa Mitchelton, ne è venuto fuori un capolavoro memorabile, con uno Yates scatenato che, superato il segnale dell’ultimo km, agganciava Chaves per presentarsi insieme sul rettilineo di arrivo, braccia alzate entrambi, a spartirsi il trionfo: a Chaves la tappa, a Yates la maglia rosa. Per Dumoulin – ora secondo in classifica a 17” dal britannico e tallonato a 10” da Chaves terzo – due avversari in più sulla strada di un suo possibile bis al Giro, due rivali imprevisti alla vigilia ma forse più temibili di quelli “canonici” come Froome e Aru.