Mai farsi dare una ruota da un connazionale, anche se è un amico generoso nella vita quando la maglia che porta è di un team diverso. Ecco che nella tappa sulla carta più facile del Giro, tutta piatta come un biliardo, esplode lo psicodramma di Richie Porte. Nessuna caduta, solo una foratura nella bagarre finale che diventa all’arrivo una disfatta per uno che fino a ieri era tra i grandi favoriti del Giro e che oggi, quando il Giro punterà verso Imola, si trova precipitato dal terzo al 12esimo posto della classifica generale con un distacco di 3’09” dalla maglia rosa sempre sulle spalle di Alberto Contador.
Un maledetto pomeriggio nella calura romagnola per il tasmaniano del Team Sky che vede il gruppo di Contador e Aru filare via come un treno, a oltre 55 km all’ora, con le squadre dei velocisti come Greipel e Modolo a caccia di un quartetto di fuggitivi in vista del traguardo. Non c’è più tempo per il fair-play, se anche si volesse. Porte mette piede a terra quando mancano solo 6 km all’arrivo ed è in preda alla disperazione perché i secondi sembrano minuti.
Nella confusione del momento ecco che a dargli ruota per sostituire quella bucata non è un suo compagno ma Simon Clark, ex maglia rosa, un canguro dell’Oceania come Porte, una solidarietà continentale da libro “Cuore” ma per le leggi del Giro non ammessa e quindi punibile: il leader del team Sky torna in sella, lo attendono quattro coéquipier, tenta di riagganciare il gruppo ma non ce la fa perché siamo ormai dentro al comune di Forlì. Quando Porte taglia il traguardo al 150esimo posto, sono passati 47” dall’arrivo del plotone con Contador, Aru, Uran e tutti gli altri.
Un ritardo che sarebbe accettabile, visto le circostanze in cui è maturato, ma che diventa una baratro quando la giuria esamina il suo caso sanzionando Porte (e anche Clark) con una penalità di 2 minuti per “assistenza non regolamentare a un corridore di un’altra squadra”.
Il Giro per Porte non è perso, ma vincerlo appare da ieri un’impresa sempre più difficile. Dalla sua c’è la crono del prosecco a Valdobbiadene in cui il tasmaniano potrebbe avvantaggiarsi su Contador e Aru, ma tre minuti sono un abisso in un Giro che finora si combatte sul filo dei secondi.
La disavventura di Porte ha finito per far passare in secondo piano la bella vittoria di Nicola Boem del Team Bardiani che in una volata tutta italiana ha bruciato sul traguardo di Forlì i suoi tre compagni di fuga: nell’ordine Matteo Busato, Alessandro Malaguti e Alan Marangoni.
Tutti e quattro bravi a non farsi raggiungere dal gruppone, dove in agguato c’erano i grandi velocisti. I tre superfavoriti per la vittoria di tappa si sono dovuti accontentare della disputa per il quinto posto con Nizzolo che precedeva Modolo e Greipel, il tedesco vincitore a Castiglione della Pescaia ma che ieri nella Forlì, città di un grande del passato come Ercole Baldini, sembrava un Gorilla ieri piuttosto abbacchiato.