Tom Dumoulin colpisce ancora proprio su un traguardo, quello di Oropa, dove si aspettava un altro acuto di Quintana. Continua la favola rosa della “Farfalla di Maastricht” che mette kappao il “Condor delle Ande” raggiungendolo a un km e mezzo dall’arrivo per poi piantarlo in asso per vincere staccando di una manciata di secondi anche Zakarin e Landa. Quintana, che a metà salita era scattato più volte dando l’impressione di voler ripetere l’impresa del Blockhaus, veniva riagguantato dalla maglia rosa. Addirittura perdeva le sue ruote nel finale come svuotato di forze: finiva quarto a 14” dallo scatenato olandese che si aggiudicava anche il prezioso abbuono di 10” spettante al vincitore. Ora il distacco in classifica è di 2’47”. Quintana al traguardo appariva deluso per la sua prestazione proprio sulla montagna che ricorda le gesta di Pantani, ma preferiva vedere ancora il bicchiere mezzo pieno avendo sì perso qualcosa da Dumoulin, ma in compenso avendo guadagnato secondi preziosi su Nibali (giunto settimo a 43” da Dumoulin) e Thibaut Pinot (quinto a 35”). Perché pur riconoscendo la forza di Dumoulin, Quintana è convinto che sulle grandi vette sopra i 2500 e in tappe con più asperità da scalare i suoi avversari restano lo Squalo e il francese. Non sembrano dello stesso avviso i bookmakers che dopo l’exploit di Oropa hanno ribaltato i pronostici sul vincitore del Giro quotando Dumoulin 1,33 e retrocedendo Quintana a 2,50. Calano di netto i favori nei confronti di Nibali, sceso a 9 e di Pinot dato a 16.
Se ogni tappa avesse una montagna secca da scalare, anche con l’arrivo in vetta, non c’è dubbio che Dumoulin in questo momento non debba temere nemmeno un grimpeur puro come Quintana. Anzi da passista scalatore qual è, l’olandese è anche in grado di batterlo come è avvenuto a Oropa. Dumoulin è certamente cresciuto rispetto a quello che crollò nella penultima tappa della Vuelta 2015. Dalla sua c’è il tesoretto a futura memoria della crono finale di Milano: 30 km circa che possono garantirgli anche un minuto abbondante su tutti i suoi rivali per il primato. Ma fino a oggi, dopo aver finito al quinto posto la Vuelta di due anni fa vinta da Fabio Aru, Dumoulin non ha mai terminato né un Giro d’Italia, né un Tour pur realizzando straordinarie performance, sia in Italia che in Francia, nelle crono e anche in ascese uniche come la spettacolare vittoria sotto il nevischio nella tappa di Andorra-Arcalis nella Grande Boucle dell’anno scorso. C’è chi lo paragona, anche per la stessa età, al Koblet del 1950, che contro ogni pronostico fu il primo straniero a trionfare al Giro, formidabile nelle crono, imbattibile in salita pur non essendo uno scalatore puro. Se così fosse tanto di cappello alla Farfalla, che darebbe all’Olanda la prima vittoria al Giro. Ma chi oggi, anche dopo Oropa mostra ancora dubbi sulla tenuta della maglia rosa, porta a paragone un altro svizzero, Alex Zulle, che non vinse quanto Koblet, ma che volava anche lui nelle crono e che agguantò e poi batté anche Pantani nella tappa che arrivava in altura a Lago Laceno, conquistando la maglia rosa. Era il Giro del 1998: Zulle, che vinta alla grande anche la crono di Trieste sembrava ormai il padrone della corsa con quasi 4 minuti di vantaggio sul Pirata, si arrese di colpo nei tapponi dolomitici dominati dal Pirata, finendo addirittura fuori della top ten.