Ha vinto un gregario di Roman Kreuziger, Paolo Tiralongo – totalmente stremato dallo sforzo da lasciarsi cadere per terra – davanti a Michele Scarponi e il resto dei migliori. Il canadese della Garmin, Ryder Hesjedal, è la nuova maglia rosa. Prima di oggi a Rocca di Cambio il Giro era arrivato altre tre volte: mai qui vinse chi poi avrebbe portato la maglia rosa finale, Luciano Galbo nel 1965, il tedesco Rudy Altig nel 1966 e lo spagnolo Luis Pedro Santamarina nel 1968. Ma i trionfatori di quei giri, rispettivamente, Vittorio Adorni, Gianni Motta ed Eddy Mercx a Rocca di Cambio furono sempre tra i protagonisti della tappa.
Anche quest’anno quella che arrivava ai 1.392 metri del comune abruzzese era stata presentata come una frazione che non avrebbe designato il trionfatore del Giro ma avrebbe potuto dare le prime indicazioni su chi meglio è in grado di farlo. E così è stata. La frazione di 205 km attraverso il valico di Colle Galluccio e l’ascesa finale con strappi vicino al 10%, ha rilanciato le quotazioni di Scarponi.
Il vincitore a tavolino del Giro 2011 merita più che mai di stare sul podio dei favoriti dopo che per un inizio Giro un po’ opaco era stato posposto dietro agli altri big. Altri big che comunque oggi sono finiti tutti raccolti in un fazzoletto di secondi a partire da Frank Schleck, terzo a 3”, il lussemburghese fratello di Andy che venuto al Giro piuttosto svogliato sta acquistando di giorno in giorno il piacere di farlo da protagonista. Quarto è arrivato quel Joaquin Purito Rodriguez, che era il più gettonato per la vittoria di tappa odierna anche perché oggi festeggiava il suo 33esimo compleanno. Basso sempre sornione in queste prime tappe, senza troppa fatica, è finito ottavo a 9” da Tiralongo. Meno brillanti ma sempre in gioco anche Kreuziger e Cunego (ma nelle gerarchie interne della Lampre con la prova di oggi Scarponi ha detto di essere il primo capitano).
Rocca di Cambio si chiama così perché nei tempi in cui ci si spostava in carrozza era il luogo del cambio dei cavalli per chi dall’Aquila andava a Roma. E il Giro, in un certo senso, ha rispettato questa tradizione con il cambio della maglia rosa. Adriano Malori forse non sapeva di questa storia dei cavalli ma aveva però già messo in conto che difendere quassù la maglia rosa conquistata a Porto Sant’Elpidio sarebbe stato difficile se non impossibile. Ma si è comunque goduto, lui giovane di buone promesse, due giorni da sogno, indimenticabili.
Dietro Ryder Hesjedal, che allarga sempre più i confini geografici dei detentori del primato al Giro dopo la passerella lituana con Navardauskas, c’è – distaccato di appena 15″ – Tiralongo, primo italiano a essersi aggiudicato una tappa, una vittoria dedicata in particolare ad Alberto Contador di cui il corridore siciliano è stato compagno di squadra al Giro dell’anno scorso, dove riportò la frazione di Macugnaga grazie all’aiuto del fuoriclasse spagnolo. Terzo in classifica generale a 17” da Hesjedal è lo spagnolo Rodriguez, tallonato dall’americano Christian Vandevelde . Anche Basso è lì a 40”. Tutti posti e distacchi che attendono conferme più probanti o nuovi rimescolamenti nella tappa di domani che porterà il Giro alla salita finale di Lago Laceno, la tappa dedicata alla memoria di Marco Pantani, il pirata che proprio su queste rampe patì l’unica defaillance nel trionfale Giro del 1998.