La Germania nel ciclismo, ad eccezione di Jan Ullrich che le ha regalato nel 1997 l’unico Tour vinto dai suoi Panzern del pedale, non ha mai espresso ciclisti capaci di impensierire i big delle grandi corse a tappe. Hans Junckerman negli anni 60 e Dietrich Thurau nei due decenni successivi non sono mai entrati nel vivo di un Tour o di un Giro. Ma nelle volate, mai come di questi tempi per tutti, si salvi chi può dalle bocche di fuoco tedesche capaci di esprimere negli ultimi duecento metri un’esplosione di watt tale da annichilire gli avversari.
Basta vedere quel che sta accadendo in questo Giro d’Italia: nelle tre tappe per sprinter i tedeschi hanno fatto il pieno e se a Benevento Marcel Kittel è mancato all’appuntamento con l’atteso tris, pedalando come un cicloturista sui saliscendi finali, ecco pronto a riprendersi tutta la scena André Greipel. Abile ad anticipare il parapiglia finale causato da una slittata sull’asfalto dell’estone Rein Taaramae, il tedesco di Rostock fulmina con tutta la potenza che aveva in corpo il francese Demare, per la seconda volta costretto alla piazza d’onore dalla supremazia teutonica. Per Greipel è la quinta vittoria al Giro che si aggiunge alle 10 colte al Tour e alle 4 della Vuelta.
In Olanda due volte con il Marcantonio dell’Etixx-Quick Step, ieri con il Gorilla della Lotto Soudal, il Giro si inchina ai panzern dello sprint. Una scuola che nasceva negli anni 60 con Rudy Altig, iridato al Nurburgring nel 1966, e che ha toccato vertici da primato con Erik Zabel (quattro Milano-Sanremo,sei volte maglia verde al Tour), ma mai come oggi tanto ricca di fuoriclasse: Kittel, Greipel e – last but not least – John Degenkolb, che sta tornando in sella dopo il grave incidente durante un allenamento invernale, autentico fuoriclasse pronto a rigettarsi da protagonista nella mischia per ingrandire il suo albo d’oro già impreziosito, oltre che da 10 tappe della Vuelta e una al Giro, dall’accoppiata Milano-Sanremo e Parigi-Roubaix nel 2015.
Recitato il Deutsch uber alles delle volate, il Giro nei 233 km della quinta tappa – conclusa in una Benevento in festa anche per la prima promozione in Serie B della squadra di calcio – ha confermato Tom Dumoulin in maglia rosa e ha regalato quattro secondi inaspettati di vantaggio ad Alejandro Valverde nei confronti di Vincenzo Nibali e Mikel Landa. Il tutto originato non da una distrazione di Nibali e di Landa ma da un incidente negli ultimi 3 km che ha avvantaggiato il murciano della Movistar.
Ci si aspettava che il tempo venisse neutralizzato per tutti ma la giuria, visionando gli ultimi 3mila metri della corsa, ha deciso che lo scarto tra il drappello dei primi 13 corridori arrivati, tra cui Greipel, Valverde e Jungels, e il gruppo in in cui si trovavano di Nibali, Landa e Dumoulin non era imputabile all’incidente né tantomeno alla caduta nell’ultima curva di Taaramae. In classifica Dumoulin resta ai vertici con un vantaggio ridotto da 20” a 16” sul secondo che è Jungels. Valverde riduce a un secondo il distacco da Nibali. Inezie di secondi alla vigilia del primo arrivo in altura di oggi a Roccaraso dove il Giro ritorna dopo 29 anni. L’ultimo a vincere lassù nel 1987 fu Moreno Argentin.