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Giro d’Italia: per Cavendish trionfo a Treviso, per Wiggins il giorno della resa

Wiggins, good-bye! Una malinconica resa per il gran favorito della vigilia: è bastata la discesa del Montello sotto il quotidiano diluvio a mandare definitivamente fuori classifica il corridore inglese, che a una ventina di chilometri dall’arrivo di Treviso non è più riuscito a tenere le ruote del gruppo di Nibali e dei migliori, straccandosi sempre più fino a finire nelle retrovie della corsa. Una scena che faceva male pensando alla immagine trionfale del Wiggins del Tour e dell’Olimpiade londinese. Tutto il Team Sky, di fronte all’ennesima crisi fisica e psicologica del suo capitano in questo per lui amarissimo Giro, fermava praticamente la squadra, da Henao a Cataldo, a Puccio, per tentare di limitare i danni. Tutti a voltarsi indietro a guardare il loro capitano, distrutto nel morale più ancora che nel fisico, intirizzito dalla pioggia che non l’aiuta a debellare un problema bronchiale in essere da giorni: l’unico Sky ad avere via libera per restare con Nibali e gli altri era Rigoberto Uran Uran, che di fatto da stasera è l’unico capitano dell’equipe britannica, il colombiano, gran scalatore, che terzo in classifica a poco più di due minuti da Nibali, con tutte le montagne ancora da affrontare, è forse l’avversario più temibile della maglia rosa, più ancora di Cadel Evans, secondo a 41” dal leader dell’Astana che anche oggi ha controllato a perfezione la tappa.

Il nuovo distacco patito da Wiggins a Treviso – 3’34” minuti – che ormai lo fa uscire dalla top ten del Giro – ora è 13° a 5’22” – alimenta altri dubbi sul valore assoluto di questo corridore che dopo anni di successi in pista si è deciso alla soglia dei 32 anni di diventare il re delle corse a tappe. Come in effetti vi è riuscito l’anno scorso vincendo Parigi-Nizza, il Giro del Delfinato e il Tour de France, ma quest’anno ha fallito l’obiettivo del Giro mettendo in mostra una rassegnata inferiorità e un’inattesa impotenza come se fosse i un neofita proiettato all’improvviso in mezzo al gruppo di professionisti. Qualcuno dice che è lo strascico psicologico, una paura inconscia che Wiggins si porta dietro dopo l’incidente di novembre mentre si allenava in Inghilterra. Anche lo stato di salute attuale non lo agevola, tanto più in un Giro avversato da un diluvio di pioggia che sta mettendo in crisi anche gli organizzatori obbligati, oggi ad annullare i primi cinque km di corsa e a neutralizzare i tempi a 3 km dal traguardo per evitare cadute che sono sempre in agguato con l’asfalto sommerso dall’acqua. Per rispetto all’uomo, Wiggins merita la controprova ma in queste condizioni non si vede cosa possa fare – se va – al Tour, dove troverà campioni come Contador, Andy Sckleck, lo stesso Evans per non parlare del compagno-rivale Froome.

La débacle di Wiggins, che è il tema del giorno, non può far passare in secondo piano la terza sontuosa vittoria di Mark Cavendish, la centesima in carriera per il più forte sprinter in circolazione, uno dei più potenti di ogni epoca del ciclismo. Una vittoria maturata negli ultimi cinquecento metri del circuito cittadino di Treviso, quando il gruppo dei migliori, anche sollecitato dal ritardo di Wiggins, riusciva a raggiungere i protagonisti di una lunga fuga a cinque (Belkov, vincitore a Firenze, De Backer, Felline, Lammertink e Marcato). A quel punto è stato un gioco da ragazzi per Cavendish sbucare nella mischia, dopo un gran lavoro del compagno Steegmans, e piombare sul traguardo con il suo inconfondibile pugno alzato. Per il giovane francese Bouhanni, secondo, non c’è stato nulla da fare. Per Cavendish, oltre alla vittoria, ecco anche la maglia rossa di leader della classifica a punti fino a oggi sulle spalle di Evans.

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