Ci aveva provato sulla rampa d’arrivo a Caltagirone ed era stato rimontato negli ultimi metri da Tim Wellens. Enrico Battaglin non si è scoraggiato e ci ha riprovato ieri a Santa Ninfa in un finale quasi identico a quello di martedì e ha centrato la sua terza vittoria al Giro dopo quelle a Serra San Bruno nel 2013 e ad Oropa nel 2014, precedendo Giovanni Visconti e il portoghese Gonçalves.
La quinta tappa portava il Giro nella valle del Belice, attraverso territori che ancora oggi presentano le ferite del terribile sisma del 1968, con il Grande Cretto, la gigantesca opera di land art di Alberto Burri, a ricordare Gibellina, una che non c’è più. Il Giro da sempre offre emozioni. E la Sicilia per la sua storia più che millenaria ne ha già offerte tante in questi due primi giorni.
E oggi dovrebbe riservarne tante, non solo paesaggistiche, anche sul fronte della lotta per la maglia rosa, sempre sulle spalle di Rohan Dennis tallonato da Tom Dumoulin ad appena un secondo. C’è la tappa dell’Etna, una frazione attesa dal Giro per dare pagelle più convincenti ai suoi protagonisti.
Tutti i pretendenti alla vittoria finale sono sotto osservazione, anche quelli come Tom Dumoulin che in questo avvio di Giro non hanno perso un colpo, rifilando distacchi significativi ai rivali se si pensa che l’edizione dell’anno scorso vide i primi tre arrivati (Dumoulin, Quintana e Nibali) raccolti in appena 40 secondi.
L’ascesa al vulcano, con le sue forti pendenze in un’alternanza impressionante di verde dei boschi e di nero della colata lavica, non eleggerà il vincitore la corsa rosa, ma potrà fare i primi exit poll su chi sta cominciando a perderla. Sotto la lente di ingrandimento, tra chi ha fin qui deluso, è soprattutto Chris Froome che nelle prime cinque tappe è apparso lontanissimo dal Froome che spadroneggia al Tour.
Il britannico è tornato al Giro per vincerlo, non certo per fare la figura barbina del suo connazionale Bradley Wiggins, superfavorito nel 2013, che a metà gara si arrese, impaurito a furia di cadere sotto la pioggia, come un dilettante allo sbaraglio. La caduta di Gerusalemme come la vicenda del salbutamolo che lo vede coinvolto, può averlo condizionato.
Con un ritardo di quasi un minuto da Dumoulin, il britannico,se perdesse altro terreno, darebbe un segnale fortemente ribassista al suo Giro. Anche Fabio Aru non può più sottrarsi a una prova da leader dopo un inizio appannato, penalizzato dallo scarso feeling del sardo con le corse contro il tempo.
Un altro che oggi dovrà dire di esserci è il colombiano Miguel Angel Lopez, il più forte scalatore del Giro, uno dei grandi favoriti per la vittoria in cima ai 1736 metri dell’Osservatorio astrofisico dell’Etna, disastroso in questo inizio di corsa segnato anche ieri dall’ennesima caduta che gli ha fatto perdere altri 43”dai migliori, un dritto inopinato in un prato che l’ha fatto scivolare a quasi 2 minuti dalla maglia rosa di Dennis. Pinot, Pozzovivo e Yates,sono invece attesi a confermare le brillanti sensazioni date in questo primo quarto di Giro.