Nel vento dello Jutland la prima minitappa a cronometro di 8,7 chilometri, vinta come era nelle previsioni dall’americano Taylor Phinney, ha detto che Ivan Basso c’è. Nella graduatoria avulsa tra i possibili candidati finali alla vittoria del Giro, il leader della Liquigas, giunto a Herning ricco di speranze quanto di incognite dopo un travagliato inizio stagione, ha perso solo tre secondi da Roman Kreuziger mentre in una specialità che non è la sua ne ha addirittura guadagnati 20 sul lussemburghese Franck Schleck, 24 su Damiano Cunego e ben 29 su un deludente Michele Scarponi, che correva in maglia rosa avendo vinto a tavolino il Giro 2011. La prima “vera” maglia rosa è finita sulle spalle di una delle migliori promesse del ciclismo mondiale, il ventunenne Phinney, figlio d’arte di papà Davis, vincitore di due tappe al Tour, e di mamma Connie Carpenter, olimpionica di ciclismo femminile nel 1984 a Los Angeles. Che sia un nuovo Lemond o Armstrong è presto per dirlo ma ha tutte le carte per essere un protagonista in questa corsa rosa. Intanto grazie al successo nel prologo, Phinney si gode il piacere di aver conquistato tre maglie: quella rosa della classifica generale, quella rossa della classifica a punti e quella bianca dei giovani. Primo degli italiani, quarto a 15” dallo specialista a stelle e strisce, è arrivato Manuele Boaro, professionista dall’anno scorso, su cui punta molto la Saxo Bank di Bjarne Riis, orfana di Alberto Contador.
Basso, al termine della crono, ha ripetuto il classico “sono contento” ma ha chiesto a se stesso, da corridore intelligente qual è, verifiche più probanti. Se è qui al Giro, è perché si è convinto di poter essere competitivo. Avrebbe preferito arrivarci senza tutti gli infortuni che ha avuto, ma Ivan non è tipo che si piange addosso. “E’ la voglia di correre che mi spinge, oltre alla fiducia che sento intorno – ha detto Basso alla punzonatura prima della partenza. Sarà un Giro molto aperto, sia per il percorso, duro e intrigante, sia per i corridori con i quali dovrò misurarmi. Non vedo nessuno superiore agli altri, ma tanti ottimi atleti ognuno con i propri punti di forza. Scarponi, Kreuziger, Schleck, Cunego, Rodriguez, Gadret e altri ancora. Saranno ventuno tappe di massima concentrazione”.
In Danimarca il Giro starà per altri due giorni. Prima con un circuito di 206 km. da Herning a Herning, quindi lunedi ancora 190 km da Horsens a Horsens: unica insidia il vento su percorsi, con Mark Cavendish gran favorito nella prevedibile volatona finale, che più piatti di così non si può. Tracciati tecnicamente insignificanti tanto che ancora oggi sono in molti a chiedersi il perché di una partenza a queste latitudini. Il Giro d’Italia nei 103 anni della sua storia era già partito nove dall’estero, ma quasi sempre per celebrare una ricorrenza, come nel 1996 da Atene (centenario delle Olimpiadi), nel 2002 da Groningen in Olanda (toccando poi gli altri 5 Paesi fondatori della Cee), nel 2006 da Seraing in Belgio (50 anni dopo la tragedia di Marcinelle, dove morirono 136 minatori italiani). Scartate ragioni storiche e ricorrenze, è evidente che la scelta di partire dallo Jutland, punto più a Nord mai toccato da Giro e Tour, finisca per condurre a motivazioni prettamente economiche.
Herning non a caso è la cittadina natale di Bjarne Riis, team manager della squadra di Contador, quella Saxo Bank che è finanziata e porta lo stesso nome di una della maggiori banche danesi. Quando agli inizi di febbraio il Tas di Losanna ha messo al bando Contador per sospetto doping, privandolo della vittoria non solo del Tour 2010 ma anche del Giro stravinto nel 2011, per gli organizzatori del Giro è stata brutta tegola: non potevano più smontare la partenza del Giro, ma sapevano di dover andare in Danimarca, a casa della Saxo Bank, maggior sponsor della scelta danese, con una classifica rifatta a tavolino, con Scarponi in maglia rosa, senza nemmeno più l’ombra di Contador, il fuoriclasse su cui la Saxo Bank ha investito decine di milioni di euro. Ma la festa con cui Herning, illuminata da un inatteso ma ben augurante sole, ha accolto il Giro ha tolto molto dell’imbarazzo accumulato in queste settimane di vigilia ai piani alti della Gazzetta.