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Giro d’Italia: Gilbert batte tutti, Contador allunga su Aru

Una vittoria griffata quella di Philippe Gilbert a Vicenza,  una rasoiata di alta classe la sua sullo strappo finale del Monte Berico. Il belga, si sa, è nato per vincere le grandi classiche delle Ardenne come la Liegi-Bastogne-Liegi e l’Amstel Gold Race. Il suo marchio di fabbrica sta in quella progressione irresistibile nell’ultimo chilometro che ha pochi altri simili (ad esempio Cancellara). E il Monte Berico è stato per l’ex iridato di Valkenburg 2012 l’ideale trampolino di lancio come se fosse sul Cauberg o sul Mur d’Huy della sua Vallonia. 

Il clima per giunta era nordico, gelido con una pioggia battente che ha reso l’ultimo tratto della tappa vicentina insidioso e ostico per chi aveva le gambe indurite dal freddo e dalla fatica. Tra i papabili al successo finale è stato questa volta Aru a soffrire di più. Il suo viso nella scalata finale era il ritratto di chi non ne aveva più. E un volpone come Alberto Contador non poteva non approfittarne. Lo spagnolo, sempre più in palla, arrivava secondo a 3” da Gilbert intascando l’abbuono di 6” e precedendo di un’altra manciata di secondi i suoi rivali più diretti: Porte e Uran limitavano i danni perdendo 3 secondi; Aru ne concedeva 8”, che facevano in tutto 14”. 

Ora in classifica è sempre secondo ma a 17” dalla maglia rosa. “E’ stata una crisi di zuccheri”, è stata la spiegazione da parte di Aru della sua giornata no. Contador fin qui si è mostrato il più forte, anche della iella che lo ha perseguitato nella tappa di Castiglione, ma con un vantaggio ancora così piccolo non può sentirsi ancora padrone del Giro anche se “El Pistolero” ha ieri per la prima volta detto a tutti che vuole tenersi la maglia rosa fino a Milano. Per Aru nulla è compromesso se davvero negli ultimi per lui penosi 600 metri della tappa è stato solo un calo di zuccheri, ma fin dal giorno precedente a Imola era apparso meno esuberante e la sua pedalata meno sciolta del solito: sensazioni che hanno trovato un’allarmante conferma ieri nel clima da tregenda del Monte Berico. 

Inquieta anche il meteo che nei prossimi giorni volge al peggio con pioggia battente e temperature in picchiata. L’ideale per un corridore come Nibali, ma non per Aru, a quanto sembra dagli ultimi sviluppi del Giro. La verità, comunque, non solo su Aru ma sull’intero Giro intero potrebbe essere già svelata in questo week-end con due tappe clou, dopo quella completamente pianeggiante di oggi verso Jesolo, una delle ultime opportunità di successo per velocisti puri come Greipel o Viviani: domani, sabato, c’è la temuta cronometro di Valdobbiadene di quasi 60 km seguita domenica dalla prima grande tappa dolomitica con il passo di Daone con pendenze del 14% e l’arrivo in ascesa a Madonna di Campiglio. Tappe per duri, bando ai tatticismi, a imporsi sarà solo la legge della strada e del più forte.

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