Nei primi anni del secondo dopoguerra, soprattutto nei piccoli paesi della provincia italiana, era usanza tra i giovani che stavano per fare il servizio militare di scrivere sui muri viva l’anno della classe chiamata alla leva. Oggi il servizio di leva non c’è più e pochi lo rimpiangono ma il ciclismo italiano un “viva il 1993” dovrebbe scriverlo da qualche parte lungo le strade del Giro. Perché sono nati entrambi in quell’anno, Fausto Masnada e Valerio Conti, i due corridori che in un colpo solo, staccando tutti gli altri sul traguardo di San Giovanni Rotondo, hanno fatto l’en plein nella sesta frazione, spartendosi la gloria: al bergamasco Masnada la vittoria di tappa che interrompe il filotto fin qui di successi stranieri, al romano Conti la maglia rosa, il simbolo del primato che mancava sulle spalle di un corridore italiano dal 2016 con Nibali.
È stata quella di ieri la prima fuga che, con il beneplacito di Roglic e degli altri big, è andata in porto in questo Giro ribaltando la classifica fin qui fissata dalla prima cronometro di San Luca. All’inizio i fuggitivi erano in tredici ma sulle rampe di Coppa Casarinelle, non proibitive ma interminabili quando già nelle gambe c’era la fatica di oltre 200 km, km, stato Masnada – già brillante protagonista all’ultimo Tour of The Alps con due vittorie di tappa e un quinto posto finale – a mettere alla frusta i compagni di avventura con un attacco perentorio cui sapeva rispondere e reggere solo Conti.
Una coppia, unita non solo dallo stesso anno di nascita ma dal sogno di centrare obiettivi che possono cambiare il corso di una carriera: Masnada e Conti sono diventati imprendibili. Alle loro spalle, dopo 38”, sopraggiungevano gli spagnoli José Joaquin Roja e Robén Plaza. Quinto Giovanni Carboni che da oggi veste la maglia bianca del miglior giovane under 25 fino a ieri detenuta da Miguel Angel Lopez. Poi nell’ordine con distacchi crescenti ecco il belga Pieter Serry, il francese Valentin Madouas, l’olandese Nans Peters, il costaricano Andrey Amador, il portoghese Amaro Antunes, l’olandese Sam Oomen: un elenco multietnico di nomi tutti balzati nei primi dieci posti della classifica generale guidata da stamane da Conti con 1’41” su Carboni e 2’09” su Peters.
Un terremoto che non turba i sonni e i piani di Primoz Roglic, di NIbali e Yates, che sono arrivati nella città di Padre Pio con oltre 7 minuti di ritardo dal vincitore, niente affatto preoccupati della nuova classifica che li vede fuori dalla top ten con ritardi tra i 5 e 6 minuti dal nuovo leader in rosa. Basterà aspettare la cronometro di San Marino, alla nona tappa, per rivederli in azione. Del resto Roglic aveva messo in preventivo di poter perdere la maglia rosa nella tappa di ieri. E ha fatto poco o niente per difenderla. Meno previsto era il triplete tutto italiano: tappa, maglia rosa e maglia bianca.