La Corte Costituzionale ha un nuovo presidente: Giovanni Amoroso, che succede ad Augusto Barbera, il cui mandato è scaduto lo scorso 21 dicembre. Amoroso guiderà la Consulta fino al 13 novembre 2026, in un periodo che segnerà una nuova fase per l’organo giudiziario più alto d’Italia. L’elezione è avvenuta al termine del consueto periodo di circa 30 giorni per il rinnovo della presidenza, e il nuovo presidente è stato scelto all’unanimità in una camera di consiglio riunita in forma ridotta (11 su 15 giudici, a causa dei rinvii parlamentari). Durante la stessa seduta sono stati eletti anche i due vicepresidenti: Francesco Viganò, nominato dal presidente della Repubblica Mattarella, e Luca Antonini, scelto dal Parlamento, legato alla Lega.
Appena eletto presidente della Corte Costituzionale, Amoroso ha subito contattato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni per informarla della sua nomina. Fonti di Palazzo Chigi riferiscono che la premier gli ha augurato buon lavoro, sottolineando l’importanza della sua figura in un momento cruciale per la giurisprudenza italiana. Amoroso ha dichiarato: “Il mio impegno sarà assoluto nello svolgimento di questo incarico, con disciplina e onore”.
Chi è Giovanni Amoroso?
Giovanni Amoroso è nato il 30 marzo 1949 a Mercato San Severino (Salerno). Laureato in giurisprudenza nel 1971 all’Università La Sapienza di Roma, ha iniziato la sua carriera come magistrato nel 1975, classificandosi al secondo posto nella graduatoria finale. Ha ricoperto diversi ruoli significativi: dal 1976 al 1984 è stato pretore penale a Bergamo e pretore del lavoro a Roma, per poi entrare nel massimario della Corte di Cassazione, dove ha lavorato prima come magistrato di tribunale (1984-1989) e poi come magistrato d’appello (1996-2000), applicato alla Sezione Lavoro. Nel corso della sua carriera, ha assunto un’importante posizione come assistente di studio di giudici costituzionali di rilievo, tra cui Renato Granata e Franco Bile, contribuendo a rafforzare la sua esperienza in ambito costituzionale. Dal 2015, è stato presidente della Sezione Lavoro della Corte di Cassazione, consolidando la sua posizione tra i massimi esperti del diritto. È stato nominato membro della Corte Costituzionale il 26 ottobre 2017. È sposato, padre di due figli e nonno di quattro nipoti.
Amoroso frena l’euforia della maggioranza sull’Autonomia differenziata
Durante la sua prima conferenza stampa, Amoroso ha ribadito che la Costituzione rappresenta la “bussola” che guida l’attività della Corte. Ha spiegato che non esistono linee programmatiche specifiche da esporre, poiché la Corte è un “organo profondamente collegiale” e tutte le sue decisioni nascono dal confronto tra i giudici. Tuttavia, poco dopo essersi insediato, si è trovato a dover mettere un freno all’euforia della maggioranza riguardo all’Autonomia differenziata, soprattutto dopo lo stop al referendum.
“Non credo sia corretto parlare della progressione dei lavori sull’Autonomia dicendo ‘al netto dei Lep’”, ha dichiarato fermamente. Secondo il presidente, i Lep (Livelli essenziali delle prestazioni) non sono un semplice dettaglio, ma l’”architrave” su cui si regge “la legge 86”. “Senza di loro, rimane solo un perno, intorno al quale bisogna costruire l’edificio”, ha spiegato.
Amoroso ha sottolineato anche che la decisione della Corte sulla non ammissibilità del referendum è legata alla “non chiarezza del quesito” poiché la legge Calderoli è ormai “fortemente ridimensionata” e rimane un semplice “perno” su cui si devono affrontare “quattordici punti” di illegittimità costituzionale o di errata interpretazione dei principi fondamentali della Carta.
Corte “non menomata” e la leale collaborazione su temi come il fine vita
Una delle questioni sollevate riguarda lo stallo nel Parlamento per l’elezione dei quattro membri della Consulta di nomina politica. Amoroso ha rassicurato: “Anche con undici giudici la Corte non è menomata”. Ha inoltre ricordato che in passato il Parlamento ha sempre nominato magistrati di eccellente valore, e si aspetta che continui a farlo, senza timori di svalutazioni politiche. Dopo il giuramento, ha sottolineato, i giudici “si spogliano della loro provenienza” perché poi “c’è la sintesi della camera di consiglio”.
Altri temi discussi dal presidente riguardano il fine vita e la procreazione medicalmente assistita, aree in cui la Consulta ha richiesto più volte interventi legislativi. “Il principio della leale collaborazione in questo dovrebbe trovare attuazione”, ha detto il neo presidente della Consulta sottolineando che in ambito di fine vita è difficile prevedere “passi indietro”. Inoltre, ha ricordato come eventi particolari, come la pandemia, possano influire sul contesto giuridico e sulle decisioni future.