Hanno fiducia in loro stessi e nel futuro, sono ottimisti e hanno un tenore di vita elevato. È così che si descrivono i giovani che hanno deciso di lasciare l’Italia per andare a studiare o a lavorare all’estero. Un ritratto sgargiante che si confronta con quello a tinte fosche che invece fa di sé chi è rimasto in Italia.
I giovani espatriati all’estero vivono autonomamente e nove occupati su dieci sono dipendenti. La beffa? Molti di loro fanno lavori per i quali le imprese italiane non trovano candidati. È quanto emerge dall’ultima nota del 2024 della Fondazione Nord Est, curata dal ricercatore Lorenzo Di Lenna e dal direttore scientifico Luca Paolazzi
Italiani all’estero: felici, ottimisti e fiduciosi
Secondo l’indagine di Fondazione Nord Est, i giovani che espatriano sono più ottimisti e solo il 7,4% ritiene di avere un tenore di vita inferiore alla media dei coetanei, mentre più di uno su due lo dichiara elevato (contro meno di uno su quattro tra i giovani residenti nel Nord Italia). All’estero solo uno su otto risiede con i genitori (rispetto al quasi 50% dei residenti), mentre gli altri vivono con altri studenti o colleghi o da soli.
Cosa fanno i giovani italiani all’estero?
Un giovane su cinque è all’estero per studiare, tre su quattro lavorano mentre solo il 3,5% degli intervistati dichiara di essere senza un impiego. Tra gli occupati, più di nove su dieci sono dipendenti mentre solo nel 5% dei casi sono autonomi o imprenditori.
Tra i lavoratori dipendenti quasi la metà è impiegata in quelle attività (operaio specializzato e semi-specializzato, impiego senza qualifica, tecnici, impiegati qualificati nei servizi) per le quali le imprese italiane non trovano candidati.