Lunedi 5 giugno è la giornata mondiale dell’ambiente. L’edizione 2023 è dedicata principalmente alla lotta alla plastica abbandonata, tema al centro anche di un recente vertice Onu a Parigi. I livelli di riciclo in tutto il mondo sono bassi. Secondo il Programma ambientale delle Nazioni Unite -UNEP- ogni anno si spendono 113 miliardi di dollari nella lotta contro la plastica selvaggia, rispetto ai 65 miliardi da investire per migliorare tutto il sistema. Collegati all’emergenza plastica ci sono altri temi che interessano il pianeta e i singoli Paesi: le specie marine in estinzione, l’alimentazione umana, le epidemie, la circolazione di micro batteri, gli scarichi delle acque. La giornata dell’ambiente non li trascura, perché le questioni sono tutte intrecciate. Sulle acque da scaricare, l’Europa ha una legislazione ben definita. Quello che non va ancora bene, proprio per gli effetti che le acque hanno sull’ecosistema, è la mancata applicazione di quelle norme in certi Paesi. E chi è sulla lista nera? L’Italia. Poche ore prima della giornata dell’ambiente (con le roboanti dichiarazioni che ascolteremo nelle prossime ore) la Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia europea. Non è una buona notizia per il governo Meloni per celebrare il male più insidioso della Terra. La lacuna sull’applicazione delle norme, in verità, è datata. Nessun governo dal 2014 in avanti si è ricordato di applicare in toto quelle regole, né una sentenza dello stesso anno che già sanzionava l’Italia. Il Paese era “venuto meno agli obblighi derivanti dalla direttiva concernente il trattamento delle acque reflue urbane” diceva il provvedimento. Molti agglomerati urbani erano fuori legge e non garantivano la salute pubblica.
L’ambiente, prova di efficienza del governo
Qualche passo avanti è stato fatto, ma tra Valle D’Aosta e Sicilia ci sono cinque agglomerati urbani che ancora non rispettano le regole. Vi abitano migliaia di persone che immaginiamo paghino la tassa comunale sui reflui. “La mancanza di adeguati sistemi di trattamento comporta rischi significativi per la salute umana, le acque interne e l’ambiente marino nelle aree critiche sotto il profilo ecologico in cui sono scaricate le acque reflue non trattate”, dice la Commissione Ue. Di più. “Sulla base delle informazioni trasmesse dalle autorità italiane, la piena conformità alla sentenza del 10 aprile 2014 non sarà raggiunta prima del 2027”. Eppure l’Italia avrebbe dovuto garantire il rispetto della direttiva sul trattamento delle acque sin dal 31 dicembre 1998. Detto altrimenti: per l’Ue l’Italia merita sanzioni pecuniarie, vista la gravità e il protrarsi dell’infrazione. Proseguendo nella ricostruzione, nel 2018 l’Italia aveva avuto un altra comunicazione sui cinque agglomerati. Nessun effetto. Ora dice Bruxelles, ci dite che l’anomalia sarà risolta nel 2027. L’Europa è in pieno Green Deal verso inquinamento zero al 2050. Come si conciliano tali obiettivi con sanzioni ambientali milionarie? I Ministri dell’Ambiente e delle Infrastrutture dicono di essere impegnati a realizzare strutture a tutela dell’ecosistema. Sanno dell’infrazione per lo smaltimento delle acque ? L’Ue ribadisce che l’attuazione degli standard stabiliti nella legislazione comunitaria sono fondamentali per proteggere la salute umana e salvaguardare l’ambiente naturale. Città, centri urbani, insediamenti urbani, devono trattare correttamente le acque reflue e tutto il resto. In Italia ci sono altri buchi e ritardi sul clima, sul dissesto idrogeologico, sulle rinnovabili sull’agroenergia, sulla ricerca, che i governi puntualmente dicono di voler sistemare. Il centrodestra governa a Palzzo Chigi e nella maggior parte delle Regioni: è capace di agganciare questa battaglia? La critica all’ambientalismo ideologico ci sta, ma va sostenuta da decisioni vere. “Non c’è più tempo, non si può fuggire dalla realtà. È un’illusione dire prima l’economia e poi l’ambiente” ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un messaggio chiaro a chi ha il potere di agire. Il governo di Giorgia Meloni non durerà in eterno e l’anno prossimo ricorderemo di nuovo la giornata dell’ambiente. Nel frattempo i cittadini della Valle D’Aosta e della Sicilia si saranno visti aumentare le tariffe per lo smaltimento delle acque. Speriamo non nella giornata mondiale dell’ambiente. In fondo hanno il “torto” di non rispettarlo.