Agenda Monti, rigore di bilancio e riforme: è stato questo l’orientamento, sostanzialmente unanime, uscito dalla Giornata del Risparmio promossa come sempre dall’Acri (l’associazione delle Fondazioni bancarie) e che ha messo ancora una volta a confronto il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, e lo stesso presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti.
L’Italia – ha detto nel suo intervento Grilli – seguiterà a fare la sua parte per conquistare la fiducia dei mercati, e cioè rigore di bilancio e continue riforme, ma i risultati purtroppo non saranno a breve perchè devono tener conto del contesto internazionale di recessione o forte rallentamento in cui siamo inseriti. Naturalmente questo solleva il problema di pensare a misure che abbiano effetti sulla crescita anche a breve e in particolare a una riduzione delle tasse sul lavoro e sulle imprese (a cui effettivamente la legge di stabilità, sia pure in modo limitato e non privo di contraddizioni, comincia ad avviare).
Ma forse la novità principale espressa, tra le righe, dal ministro dell’Economia è la maggiore consapevolezza dell’urgenza di una strategia di crescita a livello europeo con l’adozione di una golden rule, che escluda dai parametri di bilancio degli Stati le spese per gli investimenti pubblici.
Al di là delle politiche di bilancio e delle riforme una parte essenziale di una nuova strategia di crescita spetterà, come sempre, alle banche. Su questo il Governatore della Banca d’Italia ha illustrato luci e ombre partendo dalla considerazione che oggi il risparmio in Italia è al di sotto della media europea e che la dinamica dei prestiti rimane negativa mentre il costo dei finanziamenti alle imprese “è ancora superiore a quello della Germania” e la qualità del credito va peggiorando. Però – ha tenuto a sottolineare Visco – il sistema bancario, pur pagando la lunga recessione, è rimasto lontano dagli eccessi di altri Paesi e mantiene una sua solidità. Questo non esclude che – si rinvii o meno l’avvio di Basilea 3 – gli istituti di credito dovranno proseguire il rafforzamento patrimoniale, la riduzione dei dividendi e dei compensi ai top manager e soprattutto dovranno tagliare drasticamente i costi per alzare l’efficienza. Banche e Fondazioni sono disposte a fare la loro parte è questo è un buon segno.
Particolarmente significativo, anche per i suoi riflessi sulla prossima campagna elettorale, il discorso del presidente dell’Abi, Mussari, che ha chiesto a “tutti coloro che si candidano a guidare il Paese di dissipare ogni dubbio circa la ferma adesione agli obiettivi di finanza pubblica tracciati in sede europea e ai punti che più hanno qualificato l’azione del Governo Monti” senza “coltivare illusioni che ci riporterebbero nel baratro”.
Mussari si è detto anche disponibile a firmare subito un “accordo alto” sulla produttività con i sindacati ma ha avvertito che “nuovi prelievi fiscali sarebbero insostenibili” e che le banche si attendono la deducibilità delle perdite sui crediti oltre al rinvio a tempi migliori delle norme di Basilea 3. Originale infine la proposta di riscoprire le cartelle fondiarie per sostenere il mercato immobiliare e lo sviluppo delle infrastrutture.
Anche le Fondazioni continueranno a fare la loro parte ha assicurato il presidente dell’Acri, Guzzetti, che ha difeso calorosamente le Fondazioni da attacchi un po’ sguaiati come quelli recenti dell’economista Zingales, che suole far lezione all’Italia pur passando larga parte del suo tempo negli Usa. Oltre a sostenere le banche, le Fondazioni – ha aggiunto Guzzetti – apprezzano molto l’azione della Cassa depositi e prestiti, e in particolare del presidente Bassanini e dell’ad Gorno Tempini, e sono pronte a restare attraverso la conversione delle azioni privilegiate a condizione che “ciò avvenga applicando la legge” e cioè a prezzi non punitivi.