Condividi

Giornalismo made in Italy: la spettacolarizzazione dell’informazione porta superficialità e offusca la qualità

L’informazione di oggi insegue la superficialità del pubblico ma, così facendo, diventa uno dei tanti aspetti del declino anche culturale del nostro Paese

Giornalismo made in Italy: la spettacolarizzazione dell’informazione porta superficialità e offusca la qualità

Il “Giornalismo” made in Italy è attendibile o no? È al servizio del potere o ne è il cane da guardia? È imparziale o di parte? È quanto si chiede Marco Cecchini nel suo intervento del 22 ottobre su FIRSTonline.

Quali che siano gli editori, i giornali sono prodotti che in qualche modo devono essere venduti o, comunque, in qualche modo “piazzati”. Come? In parte sono finanziati con risorse pubbliche nella bislacca presunzione di favorire così il pluralismo dell’informazione (la diffusione dei giornali degli Angelucci avviene in buona parte come omaggio ai degenti delle loro cliniche). Ma in parte i giornali devono pur sempre trovarsi un mercato e, quindi, soddisfare la libera domanda. Bene. È cosa nota che questa domanda si è spostata prima sulle televisioni ed ora sui social, con un vistoso effetto quantitativo non privo però di sostanziali effetti anche qualitativi. Infatti, informarsi (o credere di potersi informare) sulle televisioni o sui social significa essere attratti da una informazione (o presunta tale) facile, semplice, immediata, per di più resa accattivante da una qualche forma di spettacolarizzazione; e se poi lo spettacolo prevale sui contenuti informativi, pazienza.

La spettacolarizzazione dell’informazione

I giornali faticano a star dietro a questa evoluzione che – attenzione! – non riguarda solo i mezzi, ma anche e soprattutto i contenuti perché l’evoluzione dei mezzi ha appagato la parte meno qualificata della domanda. Al punto che ci si dovrebbe chiedere: qual’è oggi la consistenza della domanda di una informazione di qualità? In un Paese dove la scuola fa sempre più acqua, dove a comprare almeno un libro l’anno è una minoranza, dove dalle scuole superiori escono persone che non comprendono quello che leggono, quale domanda può mai esserci per una informazione di qualità?

Ecco allora che l’informazione deve adeguarsi, deve inseguire la superficialità (per non dire la dilagante ignoranza) del pubblico imbastardendosi sempre più e così diventando uno dei tanti aspetti del declino anche culturale di questo Paese.

Commenta