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Giorgio Parisi, il Premio Nobel lavora così

FIRSTonline

In questi giorni mi sono sentita chiedere da amici e conoscenti che tipo di esperienza sia stata (e spero continui a essere) quella di lavorare gomito a gomito (o per meglio dire in questi mesi, via mail, zoom, whatsapp e telefono) con Giorgio Parisi, il premio Nobel per la fisica. La cosa che colpisce, mi viene spontaneo rispondere, non è solo la sua intelligenza, ma il modo con cui si pone di fronte ai problemi e alle persone: senza arroganza, né presunzione, con voglia di capire, con un atteggiamento di ascolto e curiosità.

All’inizio della sua Presidenza ai Lincei nel 2018, mi ha proposto di diventare Foreign Secretary dell’Accademia, una posizione di responsabile dei rapporti internazionali, creata lì per lì da Giorgio seguendo l’esempio di altre, come la Royal Society, con cui i Lincei contendono il primato di essere la più antica Accademia del mondo. (Alla fine con i colleghi inglesi abbiamo raggiunto il compromesso che il merito va diviso: ai Lincei va riconosciuto che sono stati fondati prima (1603), ma poiché hanno avuto interruzioni nella loro storia secolare, alla Royal Society, pur fondata più di mezzo secolo dopo (1660), va riconosciuto di essere quella che ha svolto la propria attività ininterrottamente fino ad oggi).

In questi due anni, prima con la Commissione Covid dei Lincei, poi con la preparazione dei documenti del G20 delle Accademie, conclusasi con la loro consegna al Presidente della Repubblica il 23 settembre u.s., Giorgio è stato incessantemente alla ricerca della verità nei numeri, spulciando riviste scientifiche, interrogando gli esperti, ascoltando le opinioni di tutti e cambiando idea quando era necessario. Nel cercare il consenso di tutte le Accademie del G20 ha mostrato flessibilità e capacità di mediazione, ma non ha mai accettato che deviassimo dalla strada che ci sembrava giusta.

Abbiamo posto la questione di rendere stabile la collaborazione internazionale per la lotta alle pandemie, ci siamo espressi a favore dell’imposizione di una tassazione adeguata, togliendo incentivi alle attività offshore delle multinazionali, solo per menzionare due proposte che poi hanno ricevuto amplissimo consenso dai governi coinvolti.

Giorgio non è un accentratore, ma un facilitatore: è a suo agio a collaborare – nel suo lavoro scientifico ha dichiarato di contare più di 350 persone con cui ha lavorato – senza bisogno di imporsi o di emergere. Contento se qualcuno gli offre una soluzione a cui non aveva pensato, generoso nel riconoscere e apprezzare il lavoro altrui, incurante della gerarchia, se non quella che deriva dall’esperienza e dalla conoscenza.

Anche la sua comunicazione è informale; poche righe di merito, caso mai con qualche punta di umorismo, le proprie sviste corrette con tante scuse, quelle degli altri accettate con indulgenza; nel suo ruolo ha sempre cura di rendere visibile e valorizzata l’Accademia e la sua attività, con il gusto di intrattenere un gran numero di potenziali frequentatori, prestando quotidiana attenzione ai social media.

In questi giorni i suoi meriti scientifici sono stati ricordati da molti colleghi, allievi e studiosi in campo internazionale. Altri, tra cui i suoi figli e i suoi studenti, hanno parlato delle sue grandi doti di educatore stimolante, di padre attento a incoraggiare i talenti altrui, ritenendo- come ha recentemente dichiarato- che la via maestra nella ricerca come nella vita è di cercare e perseguire i talenti che ciascuno di noi, in misura maggiore o minore, ha dentro di sé.

Come Presidente dell’Accademia, Giorgio ha saputo dar valore all’istituzione, ai soci e allo staff; chi come me ha tratto soddisfazione dal proprio lavoro ai Lincei, lo deve anche al piacere di questa collaborazione.

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