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Giorgio Napolitano, un grande Presidente con due primati e due stelle polari: il riformismo e l’Europa

Giorgio Napolitano è stato il più politico degli ultimi Presidenti della Repubblica ma anteponendo sempre l’interesse nazionale a quello di parte – Due episodi ne svelano anche la grande umanità

Giorgio Napolitano, un grande Presidente con due primati e due stelle polari: il riformismo e l’Europa

Insieme all’attuale Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e in precedenza a Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano è stato uno dei tre grandi Presidenti della Repubblica che hanno accompagnato l’Italia nel passaggio dal Novecento al nuovo secolo. Dei tre Napolitano è stato il Presidente più politico nel senso che, pur nel rispetto assoluto delle istituzioni e pur facendo sempre prevalere l’interesse nazionale su quello di parte, non ha esitato a compiere scelte coraggiose e dirette quando la crisi del Paese lo richiedeva. E’ stato così quando, di fronte alla crisi del Governo Berlusconi nell’estate del 2011 dovuta sia alla sfiducia del Parlamento che a quella dei mercati finanziari, andò oltre gli schemi tradizionali della politica affidando, senza curarsi delle incomprensioni a destra e a sinistra, al Professor Mario Monti l’incarico di formare un Governo che evitasse la bancarotta dell’Italia. Un po’ come ha fatto Mattarella con Mario Draghi che era però una figura più istituzionale. E generoso Napolitano è stato anche quando nella primavera del 2013, di fronte all’incapacità del Parlamento di esprimere un nuovo Capo dello Stato, ha accettato il secondo incarico di Presidente della Repubblica ma non ha risparmiato una durissima reprimenda alla classe politica a Camere riunite.

Nella sua lunga carriera politica Napolitano ha così raggiunto due primati: è stato il primo Capo dello Stato proveniente dalla file del Pci ed è stato il primo Presidente della Repubblica eletto due volte. Ma, insieme ai primati, Napolitano non ha mai abbandonato le due stelle polari della sua intensa attività politica: il riformismo e l’Europa. Il riformismo, che lo ha visto anche nel Pci condurre battaglie aperte sulla scia di Giorgio Amendola per fare del primo partito della sinistra un partito autenticamente popolare e nazionale senza alcuna accondiscendenza per le tentazioni massimaliste. E l’Europa che è sempre stata l’orizzonte internazionale della lunga attività politica di Napolitano. La grande passione politica, che è stata il motore di tutta la sua vita, non ha però mai fatto smarrire al Presidente la sua inconfondibile umanità che si è spesso manifestata negli affetti familiari.

In queste ore di tristezza per la scomparsa di un grande italiano, due episodi forse non del tutto conosciuti ai più, meritano di essere ricordati. Il primo è la confidenza fatta negli ultimi tempi agli amici più cari a cui aveva espresso la speranza di morire dopo la moglie Clio per non lasciarla sola e per poterla accompagnare fino all’ultimo giorno. Il secondo lo ricordano sicuramente i giornalisti politici più anziani quando, dopo una importantissima riunione della Direzione del Pci nei primi anni ’80, Napolitano usci di corsa dalle Botteghe Oscure spiegando che doveva correre a casa per consolare il figlioletto Giulio, deluso dalla sconfitta della sua Lazio.

Un uomo vero e un grande politico. Grazie Presidente, per tutto quello che ha fatto per gli italiani.

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