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Giorgio de Chirico – Quell’uom di multiforme ingegno

Rassegna dedicata a Giorgio de Chirico (Volos, 1888 – Roma, 1978), uno degli artisti più importanti e riconosciuti del XX secolo, dal 12 gennaio a Milano

Giorgio de Chirico – Quell’uom di multiforme ingegno

L’esposizione, in programma dal 12 gennaio all’11 febbraio 2017, alla 29 ARTS IN PROGRESS gallery. La mostra è curata da Nikolaos Velissiotis, propone 30 opere, tra dipinti, disegni, sculture in bronzo e litografie acquarellate da de Chirico stesso e rappresenta un omaggio al maestro, proprio nella città che ha ospitato, a Palazzo Reale, nel 1980, una grande antologica del suo lavoro, a due anni dalla sua scomparsa.

Il titolo della mostra, Quell’uom di multiforme ingegno, tratto dall’invocazione alla Musa dall’Odissea di Omero, accomuna la figura di Ulisse a quella di de Chirico. Come afferma il curatore, che condivide con l’artista lo stesso luogo di nascita, “Non è abituale accostare il nome di de Chirico a Ulisse. Il suo nome fa piuttosto riferimento a Ermes – Chirico in greco significa il messaggero degli dei – o a uno dei Dioscuri, figli di Giove. Invece credo che Ulisse sia il nome più appropriato considerando la molteplicità dei suoi interessi, i continui spostamenti e l’inevitabile ritorno nietzschiano, da lui più volte descritto nei suoi testi”.

Giorgio de Chirico nasce nel 1888 a Volos, in Grecia, da genitori italiani. Dopo la morte del padre, si trasferisce a Monaco di Baviera con la madre e il fratello, il pittore Alberto Savinio, e qui si iscrive all’Accademia di Belle Arti. Nel 1910 si sposta a Firenze, dove dipinge i suoi primi quadri metafisici; l’anno successivo è a Parigi dove sviluppa il tema della Piazza d’Italia. Partecipa per la prima volta a una mostra nel 1912, al Salon d’Automne, e viene notato da Picasso e Apollinaire, che lo definirà “il pittore più entusiasmante della nuova generazione”. Nel 1924 e nel 1932 partecipa alla Biennale di Venezia, e nel 1935 alla Quadriennale di Roma; in questi anni si trasferisce a New York dove collabora con Vogue e Harper’s Bazaar ed espone le sue opere alla Julien Levy Gallery. Si trasferisce definitivamente a Roma nel 1944, dove muore in seguito a una lunga malattia nel 1978.

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