C’è da capirlo, povero Giorgetti: per lui il Mes è ormai diventato una spina nel fianco come si è visto anche nella sua audizione di ieri alla Camera. Fosse stato per lui, come ha candidamente confessato qualche giorno fa e in parte ammesso ieri (“Sarebbe stato più comodo averlo”), il Mes l’avrebbe approvato ma il capo del suo partito, Matteo Salvini, e la premier Giorgia Meloni non ne hanno voluto sapere bocciando la ratifica del Trattato e di fatto sfiduciando il ministro dell’Economia. Ieri Giorgetti ha fatto una mezza retromarcia (“Non ho mai detto che il Mes sarebbe stato approvato”) e si è letteralmente arrampicato sugli specchi per non rompere del tutto con la Lega e con la premier. Ma sul punto cruciale il ministro ha sorvolato e non ha speso una parola sul fatto che la mancata ratifica del Mes isola l’Italia dal resto dell’Eurozona bloccando gli altri 19 Paesi che il Mes l’hanno invece approvato da tempo e colpisce pesantemente la credibilità internazionale del nostro Paese. Su questo non ci sono scuse che tengano: in un sol colpo l’Italia è diventata un Paese inaffidabile che rischia di pagare caro lo sgarbo nei confronti dell’Europa e si è autolesionisticamente privata di uno scudo in caso di crisi finanziarie e bancarie che nessuno può escludere mai a priori. Giorgetti lo sa e non è il principale colpevole ma anche lui non fa certo fatto una bella figura. Giù dalla torre.