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Gioco d’azzardo, uomini, donne, laureati: ecco l’identikit di chi scommette

Il vero problema del gioco d’azzardo in Italia non è il consumo, ma il suo eventuale abuso o utilizzo non regolamentato. Il gioco costituisce un importante volano per l’economia e l’occupazione italiana, rappresentando circa l’1,1% del PIL e garantendo più di 150mila occupati diretti e indiretti. 

Questo è quanto emerge dal Rapporto 2017 sulla “Percezione sociale del gioco d’azzardo in Italia”, presentato nella mattinata dell’11 maggio presso la LUISS Guido Carli. Il lavoro, coordinato e curato dai docenti dell’ateneo romano Luciano Monti e Fabio Marchetti, nasce dalla forte sinergia creata tra la Fondazione Bruno Visentini e la spagnola Fundacion CADEREche specularmente a quanto accaduto a Roma si è servita dall’aiuto dell’Università Carlos III di Madrid. 

Il rapporto sfata numerosi luoghi comuni che ormai fanno parte dell’immaginario collettivo; molti pensano che i “giocatori problematici” rappresentino la quota principale dei giocatori, e che quindi il gioco d’azzardo abbia una influenza negativa sulla comunità. Dal Rapporto si nota invece che oltre il 44% dei cittadini in età compresa fra i 18 ed i 75 anni ha giocato almeno una volta nell’ultimo anno, e di questo dato solamente lo 0,9% deve considerarsi problematico.

Come Gustavo Visentini – Presidente della Fondazione – ha evidenziato durante la conferenza stampa di presentazione del Rapporto, il vero problema legato al gioco d’azzardo sta nel trovare il giusto equilibrio tra profitto ed etica. Non è il gioco in quanto tale a creare negatività, ma piuttosto è il contesto che circonda il gioco stesso.

“Il gioco non è vietato, è giuridicamente indifferente” – ha detto Visentini – e per questo motivo ciò che serve è un duro lavoro a livello normativo e legislativo che miri a limitare il gioco illegale e le piattaforme online illegali. La stragrande maggioranza dei cittadini ha un rapporto sereno con il gioco pur nelle diversità culturali e territoriali. 

Entriamo ora nel dettaglio del rapporto, evidenziando i dati più interessanti. L’analisi – curata con la collaborazione di IPSOS – è stata fatta a livello territoriale, di genere, per classi di età e sociale del gioco fisico ed online. Sono state intervistate, telefonicamente ed online, 1600 persone

Non è vero che i meno scolarizzati e i soggetti a rischio di esclusione sociale sono i più propensi al gioco. I dati evidenziano infatti che la maggioranza delle persone che giocano sono laureate o diplomate e appartengono ad uno stato sociale medio-alto. Non sono emerse inoltre rilevanti differenze nella distribuzione del numero di giocatori fra nord e sud Italia

E’ emerso inoltre che i Gratta&Vinci costituiscono la tipologia di gioco legale e fisica più diffusa nel nostro paese (62,8%) seguiti da Superenalotto (31,2%) e Lotteria Italia. Solamente il 2,2% degli intervistati ha dichiarato di aver giocato anche occasionalmente alle Slot Machine. 

Fari puntati sull’evoluzione e sui possibili risvolti negativi del gioco online illegale (Casinò e scommesse) che sfruttano ampiamente la dimensione tecnologica del canale a distanza per sfuggire alle misure preventive attuate dalla legislazione italiana. 

Concludendo dunque, dal Rapporto – che essendo alla prima edizione rappresenta solamente una fotografia del contesto analizzato – emerge che Gioco e Sviluppo non sono tra loro in contraddizione, potendo essere considerati componente del benessere. 

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