Questa è una autodenuncia. Qualche giorno fa ho partecipato a una riunione alla Fondazione Ugo la Malfa (noto sovversivo del secolo scorso). Un centinaio di persone si erano radunate in una angusta saletta per discutere del libro di Siegmund Ginzberg Sindrome 1933 (Feltrinelli), in cui si mettono in evidenza analogie ed assonanze con quanto si diceva allora in Germania alla vigilia del l’ascesa di Hitler al potere e quanto si dice oggi, nei bar, sui giornali, in tV e perfino in Parlamento. Visto che la Polizia è così solerte nel rimuovere gli striscioni che esprimono opinioni in contrasto con quelle del “Capitano” ministro dell’interno, potrebbe anche considerare simili raduni, come “riunioni sediziose” e quindi cominciare a schedare i partecipanti.
Scherzo, ma non troppo. Il libro di Ginzberg non è un esplicito atto di accusa. Non dice apertamente che i nazionalpopulisti di oggi rischiano di riproporre le stesse tragedie fatte da nazisti e fascisti. La storia si ripete, ma mai nello stesso identico modo. Quello che ci viene dal passato è un’eco più o meno nitida che può esserci da guida per decrittare gli avvenimenti dell’oggi. Spesso ci capita di sentire o vedere cose che abbiamo già visto o letto che sono avvenute in maniera simile in passato. Ma quando la sensazione di déjà-vu è frequente allora non si tratta solo di assonanza episodica. È l’ambiente sociale, culturale e politico che sembra ripercorrere vecchie strade e rischia di ricadere negli stessi tragici errori.
Ginzberg va alla ricerca intenzionale delle analogie tra quegli anni e la situazione attuale dell’Italia. Il suo non è tanto un libro di storia, anche se nulla è forzato, e tutti i fatti raccontati sono stati rigorosamente accertati confrontando diverse fonti. Non è nemmeno un libro apertamente politico: non c’è un’esplicita proposta volta ad evitare il peggio. È un libro che invita a riflettere. Attraverso un’agghiacciante serie di episodi in cui risalta la cecità e l’ignavia degli uomini di allora, il lettore è portato a pensare: come hanno fatto i miei avi ad essere così stolti? Ma è una domanda che molti dovrebbero porsi anche per l’oggi. Non stiamo sottovalutando i tanti segnali che ci indicano una degenerazione della politica e della cultura sociale, e a cui quindi non stiamo rispondendo con la necessaria determinazione?
Come allora anche i nostri moderni populisti e nazionalisti hanno una serie di tasti retorici che battono in maniera ossessiva. Il primo è la ricerca del nemico esterno, del capro espiatorio, al quale addossare la responsabilità della nostra non felice situazione. Si va dall’ immigrato che sfrutta il popolo già sofferente alla rete della finanza internazionale appoggiata dalle organizzazioni sovranazionali (oggi i burocrati di Bruxelles) che succhia il suo sangue. “Prima gli italiani” che negli anni passati sono stati traditi ed abbandonati da politici che badavano solo ai propri affari. Per non parlare degli intellettuali, dei professoroni, che non hanno voluto dire la verità alla gente. Ora questi nuovi partiti promettono tutto a tutti (e nel secolo scorso era uguale) dicendo chiaramente di voler fare la volontà del popolo. Un popolo che per Salvini è composto da 60 milioni di suoi figli! Un popolo impaurito a cui i predicatori di odio propongono lo scambio tra più sicurezza e minore libertà. Poi la sicurezza e la riconquista della piena sovranità avranno anche un costo economico, tanto che sempre più spesso i nostri ministri parlano, con occhi vogliosi, della grande ricchezza privata degli italiani che deve essere mobilitata per i necessari investimenti pubblici.
La sindrome è quell’ insieme di sintomi e segnali che in medicina danno indicazioni decisive sulla malattia. Noi ne abbiamo accumulato negli ultimi anni un bel numero. Solo che molti non li vogliono vedere, altri pensano che si tratti di esagerazioni da campagna elettorale, ma che una volta al governo anche i nuovi rivoluzionari saranno più realisti. È probabile che questo accada? La storia, per quel che può insegnare, dice che questa è una falsa speranza.
Quando un governo si qualifica come governo del popolo contro quelli di prima che erano stati al servizio degli speculatori e dell’Europa delle banche, dovrebbe accendersi in tutti noi un segnale di allarme rosso. Del resto chi può mettersi contro il volere di tutto il popolo interpretato dal grande padre di tutti? Solo un pazzo o un criminale. Così si fa presto a trasformare gli oppositori in traditori, ed accusarli di boicottare la “volontà popolare”.
Il peggio non è scontato, ma per evitarlo bisognerà reagire in tempo. u