È stato pubblicato il volume edito da Olschki dal titolo “Il Parco Spalletti Trivelli e il giardino inglese” nei territori estensi a cura di Eraldo Antonini.
Il libro, che trae ispirazione dall’analisi del contesto politico e culturale dell’epoca e della storia sociale ed economica della famiglia proprietaria, percorre le tappe della progettazione e trasformazione del giardino nella tenuta settecentesca dei marchesi Giannini, il primo giardino inglese della prima metà dell’Ottocento fino al grande parco della seconda metà dello stesso secolo.
La moda ottocentesca del “Giardino inglese”
Il 1843 si aprì sotto tristi presagi per Gian Battista Spalletti Trivelli a causa della prematura morte del fratello Guglielmo avvenuta a Vienna nel gennaio di quell’anno. Nonostante ciò, Gian Battista iniziò i lavori del nuovo giardino con un dettaglio di realizzazione che potesse competere con altri giardini già presenti nel Ducato di Modena e di Reggio. Si ricorda ad esempio, il duca Francesco IV che aveva rinnovato il giardino ducale con gusto paesaggistico proveniente da oltre Manica. Inoltre, la marchesa Ippolita Levizzani Sorra dopo aver demolito il giardino settecentesco di Gaggio in Piano, al confine con lo Stato Pontificio, fece costruire un giardino inglese, decantato dal poeta di Corte Antonio Peretti.
Dall’archivio Spalletti Trivelli non si ha indicazione di chi sia stato l’autore del progetto del giardino inglese di San Donnino. Secondo le ipotesi passate ci sarebbe un’attribuzione di paternità al capo giardiniere ducale Karl Huller. Considerando invece le analogie con l’impianto del giardino di Villa Sorra a Gaggio in Piano, si ipotizza la possibilità di un intervento di Giovanni de’ Brugnoli di Brunnhoff, direttore dell’Orto Botanico di Modena.
La capanna è un altro elemento che compariva nel giardino inglese
La sua presenza evocava la vita semplice ed agreste e spesso era collocata all’interno della “scena” a bosco come nel caso della “capanna” di legno del giardino. Un altro elemento presente nei giardini inglesi tra fine del ‘700 e inizio ‘800 era la grotta che aveva principalmente una funzione evocativa che aveva lo scopo di rimandare alle origini dell’uomo quando abitava nelle caverne e rappresentava un richiamo alle ninfee della mitologia greca e romana.
Il Giardino inglese pensato come percorso iniziatico d’ispirazione massonica
In ambito esoterico, i vari elementi architettonici che venivano collocati nel giardino inglese come, l’arco,le colonne, la capanna, la piramide, l’obelisco e la grotta erano rimandi massonici al percorso iniziatico massonico che spesso era rappresentato all’interno dei giardini. Del resto il giardino inglese aveva avuto, fin dagli inizi, una matrice esoterico-massonica.
In Italia alcuni giardini che rimandano a questa simbologia sono: il giardino inglese della Reggia di Caserta voluto da Maria Carolina d’Austria d’Asburgo Lorena, sorella dell’Arciduca Ferdinando, padre del futuro duca di Modena francesco IV. Il giardino fu progettato da Carlo Vanvitelli (1730-1821)e dal giardiniere e botanico Johann Andreas Graeffer (1746-1802) e comprendeva statue, una piramide, un obelisco, rovine di un tempio e reperti archeologici. Molti altri esempi li troviamo in Lombardia, in Toscana.
Risulta però difficile comprendere se vi fu, da parte di Spalletti Trivelli anche la volontà di creare un giardino inglese di muova costruzione che fosse anche un percorso iniziatico d’ispirazione massonica.
Il volume presenta anche tutta una serie di capitoli dedicati alla componente vegetale, la ristrutturazione degli edifici, la portineria, la casetta svizzera, la serra estiva, la scelta delle piante, i giardinieri e i fornitori di semi . Interessante la seconda parte del libro dove troviamo il Regesto delle piante coltivate nel parco e nei vivai Spalletti Trivelli a San Donnino in Liguria il tutto illustrato da tavole fotografiche degli ambienti e delle persone che ci vivevano.
Note sull’autore Ernaldo Antonini
Eraldo Antonini, agronomo, è stato professore a contratto di “Restauro, ripristino, conservazione, ricostruzione/evocazione dei giardini storici”, nel Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Ha al suo attivo saggi e pubblicazioni sui giardini storici tra i quali si ricordano: Giardini Storici dell’Emilia Romagna, 2 voll. (2007-2008); Il giardino mancato. Luoghi naturali e artificiali nelle terre di Campogalliano, prefazione di Carmen Añon, postfazione di Alessandro Tagliolini (1998), ha partecipato alla redazione dell’Atlante del Giardino italiano (2009). Ha svolto attività di consulenza e progettazione nell’ambito dei giardini storici tra cui: parco archeologico (“villa Neroniana”) del Comune di Anzio in occasione del Giubileo del 2000, studio storico e masterplan per il restauro e la conservazione del giardino Coronini Cronberg a Gorizia; riqualificazione del “giardino delle guglie” del Palazzo Ducale di Sassuolo. Dal giugno 2022 è referente dell’Associazione Parchi e Giardini d’Italia (APGI) per la Regione Emilia Romagna.