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Giappone, scoppia la crisi del riso: aumenti del 71% per colpa di clima e turismo

Pixabay

La cucina giapponese, si sa, è apprezzata in tutto il mondo ed è basata sul riso. L’insostituibile materia prima, pur essendo largamente coltivata in Giappone, è per la verità anche importata dalla Cina, da altri Paesi asiatici e dal Brasile. I cambiamenti climatici, in particolare la siccità registrata nell’estate 2024 soprattutto nell’emisfero Nord, hanno però influito pesantemente sull’ultimo raccolto e questo sta provocando, a Tokyo e dintorni più che in altri Paesi, una impennata dei prezzi quasi insostenibile da novembre in avanti. Secondo i dati recentemente diffusi dal ministero dell’Agricoltura nipponico, il costo del riso è aumentato del 71% a gennaio di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, salendo a circa 3.700 yen per 5 chilogrammi, cioè quasi 24 euro, il valore più alto dal disastro nucleare di Fukushima nel 2011. Ciò sta innescando un effetto domino sui consumi quotidiani, cioè nel carrello della spesa e nei ristoranti di tutto il Paese, dove secondo il quotidiano Yomiuri Shimbum l’inflazione per alcuni prodotti contenenti riso è arrivata fino al 10%. Il prezzo del sushi, ad esempio, uno dei piatti più tipici, è aumentato del 4,5% nell’ultimo anno.

Non solo clima: il ruolo dell’overtourism nella crisi del riso

Il governo è stato costretto a correre ai ripari ed è intervenuto attingendo agli stock: verranno così messe sul mercato da qui a marzo 210 mila tonnellate di riso, vale a dire circa il 20% del totale di 1,1 milioni di tonnellate accantonate. Tuttavia la crisi del riso non è dovuta solo agli effetti del riscaldamento globale, ma anche ad un altro fenomeno difficile da controllare: l’overtourism. Prima di questo inverno infatti il Giappone ha registrato un aumento del flusso di turisti stranieri, grazie soprattutto allo yen debole rispetto al dollaro. Addirittura, c’era stata una polemica sugli hotel, che avevano alzato i prezzi per approfittare della situazione, rendendoli inaccessibili per gli stessi giapponesi, costretti nei loro spostamenti interni ad alloggiare nei famosi hotel-capsula. Anche il cibo ha risentito di questo fenomeno, sia da parte degli agricoltori che hanno colto l’occasione per aumentare i margini, sia da parte di ristoranti e negozi che hanno dato vita ad una vera e propria ondata speculativa, di cui ora però pagano le spese tutti i giapponesi. Ci sono infine anche delle motivazioni di fondo: in Giappone il riso non è più così popolare come lo era nel Dopoguerra, quando il consumo pro capite era di 118 chilogrammi all’anno (dato del 1962).

Il declino del riso in Giappone: produzione in calo e varietà poco resilienti

Nel 2022 il consumo si è più che dimezzato a 51 chilogrammi a persona, per via anche di alcune scelte politiche che a partire dagli anni Settanta hanno imposto un tetto alla produzione per garantire i profitti dei coltivatori: la produzione infatti è diminuita dai 14,3 milioni di tonnellate del 1967 ai 7,3 milioni del 2022, e l’area coltivata si è ridotta del 20%. Non solo: il riso nipponico è anche poco resiliente. Solo il 15% delle varietà coltivate, secondo gli esperti, è in grado di sopportare i fenomeni climatici estremi di questi tempi. E non va meglio ad altri Paesi. La Thailandia ha registrato un calo della produzione del 6% nel 2024, mentre le Filippine sono state costrette ad importare il 30% in più di riso a causa della siccità, arrivando persino a decretare lo stato di emergenza alimentare.

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