Nippon Steel & Sumitomo Metal, gigante siderurgico nipponico, sarebbe disposto a pagare compensazioni ai lavoratori sudcoreani costretti a lavorare per il gruppo durante la Seconda Guerra Mondiale, in condizioni definite di schiavitù. Lo scorso mese, l’Alta Corte di Seul ha ordinato al gruppo di pagare un totale di 400 milioni di won (pari a 360mila dollari Usa) a quattro vittime in cerca di risarcimento per salari non pagati e sofferenze mentali subite durante l’ultimo conflitto mondiale dall’allora Nippon Steel. La società, ora chiamata Nippon Steel & Sumitomo Metal a seguito della fusion con Sumitomo dello scorso anno, ha ricorso in appello. Tuttavia il maggior gruppo siderurgico mondiale (dopo l’indiana ArcelorMittal) sarebbe disposto, in caso di nuova sconfitta, a procedere con i risarcimenti, secondo indiscrezioni raccolte dal Sankei Shimbun non confermate ufficialmente dal gruppo. La decisione dell’Alta Corte arriva dopo una battaglia legale di 16 anni lanciata da quattro sudcoreani, ora di età compresa tra gli 80 e i 90 anni. I quattro avevano citato il gruppo per danni presso la giustizia giapponese nel 1997, e dopo la sconfitta sul terreno nipponico, avevano iniziato un altro procedimento in Corea nel 2005.
La colonizzazione brutale giapponese della penisola coreana tra il 1910 e il 1945 ha portato 780mila persone a lavorare forzatamente per l’industria giapponese, mentre migliaia di donne erano costrette a prostituirsi in bordelli. Un trattato del 1965 firmato da Seul e Tokio aveva fissato un pacchetto riparativo di 800 milioni di dollari in sussidi e prestiti a tassi agevolati.