La coalizione che appoggia Shinze Abe ha conquistato la maggioranza assoluta anche della Camera Alta, in cui potrà contare su 135 seggi su 242. Il suo partito (liberaldemocratico) ha ottenuto 65 seggi e l’alleato New Komeito 11 (quindi 76 sui 121 in palio) , mentre il Partito Democratico di opposizione è crollato da 44 a 17 seggi.
Ad aumentare i consensi nello schieramento anti-Abenomics è stato il Partito Comunista, conquistando 8 seggi e intercettando il voto di protesta tra la crescente disaffezione dei cittadini verso la politica: ha votato solo il 52,6% degli aventi diritto, contro il 57,92% delle elezioni per la camera Alta del 2010.
Il nazionalista Abe, che comunque dovrà fare i conti con l’opposizione, ha ottenuto il sostegno popolare alle sue riforme economiche con cui promette di far uscire la terza economia mondiale dalla situazione di deflazione in cui si trova da 15 anni, soprattutto attraverso un’aggressiva politica monetaria tesa a stimolare l’economia. Più controversa la sua posizione a favore della ripresa dell’attività dei reattori nucleari, spenti dopo la catastrofe di Fukushima, che vede contrari molti elettori giapponesi.