L’olio di ricino evoca pensieri sgradevoli – che si tratti di un antico rimedio di medicina domestica o di una punizione di squadristica memoria –eppure è proprio da questo olio vegetale che in Giappone hanno trovato il modo di ricavare un materiale plastico dalle prestazioni rivoluzionarie. Ci ha pensato la Toyota – grazie alla collaborazione tra due controllate del gruppo, la Toyota Boshoku Corp e la Toyota Central R&D Labs Inc –, estraendo dall’olio di ricino un poliammide (PA 11) e usandolo per produrre, in lega con il polipropilene (PP), un materiale bioplastico dieci volte più resistente del polipropilene standard, correntemente usato per realizzare gli interni delle automobili. Le proprietà dell’acido ricinoleico sono note da tempo e già sfruttate per la produzione di materiali plastici, ma i laboratori Toyota hanno trovato il modo di migliorare il processo di formazione della lega e di esaltare le affinità tra il poliammide contenuto nei semi della pianta del ricino e il polipropilene. Pensata inizialmente per sostituire il PP nelle finiture interne, la bioplastica ha avuto una resa tanto superiore alle aspettative da giustificare l’intenzione di impiegarla anche come materiale base per tutte quelle parti dell’auto che necessitano di elevata resistenza per meglio proteggere i passeggeri nel momento dell’impatto. Dall’interno all’esterno il passo è breve, e già si parla di costruire con la bioplastica all’olio di ricino paraurti e parafanghi. Perché, poi, fermarsi al mondo delle auto? I prodotti fabbricati utilizzando leghe di polimeri sono veramente tanti, dalle valigie agli involucri esterni dei telefonini, dagli elettrodomestici ai caschi di protezione, e tutti potrebbero giovarsi dell’eccezionale resistenza offerta dal nuovo materiale.
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