Il Giappone ha reso nota oggi l’intenzione di abbandonare l’energia nucleare entro il 2030, in un’inversione di rotta rispetto all’obiettivo fissato precedentemente al disastro di Fukushima di aumentare la quota di energia atomica per la fornitura elettrica.
Ma il governo del primo ministro Yoshohiko Noda, che dovrà con tutta probabilità tornare al voto entro fine anno, ha anche proposto che tornino in funzione i reattore giudicati sicuri dalla nuova autorità per il nucleare, per fornire elettricità nel frattempo. Di certo, il crescente movimento anti-nucleare giapponese si opporrà a questa proposta.
L’impianto nucleare di Fukushima Daiichi è stato danneggiato dal terremoto e dallo tsunami in Giappone nel marzo 2011, provocando una fuga radioattiva, contaminando la zona circostante e costringendo migliaia di persone ad evacuare.
La crisi nucleare, la peggiore nel suo genere in oltre un quarto di secolo, ha spinto il governo a cancellare il piano del 2010 di portare a oltre il 50% entro il 2030 la quota di energia nucleare per la creazione di elettricità.