“La mia detenzione è stata condotta al di fuori delle regole delle Nazioni Unite e le accuse che mi sono state rivolte sono false. Sono stato interrogato per otto ore al giorno senza la presenza di un avvocato”. Non usa giri di parole Carlos Ghosn, ex numero uno della Nissan, nella prima conferenza stampa dopo la rocambolesca (e per molti versi ancora misteriosa) fuga che nei giorni scorsi lo ha portato da Tokyo a Beirut.
Arrestato nel novembre del 2018 con diverse accuse – tra cui frode fiscale – il manager passa oggi al contrattacco: “Non sono scappato dalla giustizia – spiega – ma dall’ingiustizia e dalla persecuzione politica. Non ho avuto altra scelta che proteggere me stesso e la mia famiglia”.
In particolare, Ghosn accusa alcuni esponenti di spicco di Nissan di aver cercato di “farlo fuori” con un complotto fatto di false accuse e accordi sottobanco con la magistratura giapponese.
“Tutto è cominciato quando nel 2017 – ha detto ancora l’ex patron del colosso automobilistico – quando sono arrivate le prime perdite per Nissan… Il gruppo Nissan-Renault era il gruppo numero uno nel 2017 e ci stavamo preparando per aggiungere Fca al gruppo. C’era molto nervosismo, ed è allora che hanno concepito il complotto con la procura. Sono stato tradito dal Paese che ho servito per 17 anni”.
E ancora: “È un giorno felice per me oggi perché sono finalmente libero di esprimermi e di spiegare. Sono felice per essere ora con la mia famiglia e i miei cari… Dopo essermi battuto per 400 giorni per la mia innocenza e dopo esser stato detenuto in condizioni brutali e contro i principi fondamentali del rispetto dei diritti umani”.