Angela Merkel, al termine di quella che potrebbe essere la sua ultima riunione di governo, gli ha augurato buona fortuna. Olav Scholz, il successore, ha replicato alla Cancelliera in uscita con un dono a sorpresa: un alberello da piantare nel giardino di casa. Finisce oggi così, dopo 16 anni, l’era Merkel che ha segnato una lunga stagione della politica tedesca, anzi europea. Dopo due mesi di trattative tra i partiti, ieri alle 11 è stato annunciato l’accordo tra Socialdemocratici, Liberali e Verdi per la formazione di un governo di coalizione inedito che, per la prima volta, vede Cdu e Csu all’opposizione per far posto all’inedita “maggioranza del semaforo”, così chiamata perché composta da verdi, gialli e rossi.
L’avventura di Scholz, l’ex borgomastro di Amburgo che ha avuto la capacità di accreditarsi, pur essendo socialista, come il vero erede dello spirito pratico di frau Merkel, comincia in acque agitate sia per l’Europa che per la Repubblica Federale, come confermato dall’ultimo verdetto dell’Ifo, il metro della fiducia delle imprese dell’economia motore dell’Europa. A novembre il morale delle imprese tedesche è sceso per il quinto mese consecutivo a causa dei colli di bottiglia sulle catene di approvvigionamento e per l’impennata di contagi da coronavirus, che hanno portato a un peggioramento delle previsioni per la prima economia europea. L’indice sul clima economico è sceso a 96,5 punti dai 97,7 punti registrati a ottobre. Un sondaggio di analisti intervistati Reuters aveva previsto per novembre una lettura pari a 96,6 punti.
Ancor più drammatico il bollettino dei contagi, che rischiano di mettere a terra la macchina del welfare, che pure sembrava, a noi italiani, quasi indistruttibile: nelle ultime 24 ore sono stati registrati 66.884 positivi e 335 morti. L’incidenza settimanale su 100mila abitanti ha superato una nuova soglia toccando 404,5. Lo riferisce il Robert Koch Institut. Il tasso di ospedalizzazione è di 5,6, ancora lontano dai 15,5 ricoverati in terapia intensiva su 100mila abitanti di dicembre scorso, ma in alcune regioni le strutture sanitarie sono già al limite. In questa cornice, la staffetta ai vertici di Berlino rischia di aprirsi con una nota davvero drammatica: la CNBC ha riportato che Berlino sta considerando l’ipotesi di un lockdown totale e vaccini obbligatori per tutti.
Mica male come banco di prova per una maggioranza nata tra trattative al solito dettagliate e un po’ pedanti (niente a che vedere con i patti di governo all’italiana) che non hanno però sciolto tutti i dubbi sulla solidità dell’accordo tra forze molto diverse. Se la conferenza stampa di oggi confermerà le voci della vigilia, pur di arrivare al traguardo i socialdemocratici di Olav Scholz avranno dovuto sacrificare i ministeri chiave dell’economia, cedendo il ministero delle Finanze a Christian Lindner, il liberale che rivendica la tradizione dell’austerità di bilancio, favorevole al ritorno ad un accordo rigido in seno alla Ue, con la riedizione del Fiscal Compact. Ma a fronteggiare l’offensiva del rigorismo teutonico ci sono i Verdi, cui spetteranno la guida dell’Economia combinata con l’Ambiente con un programmata impegnativo che prevede l’uscita dal carbone anticipata al 2030 e un ampio programma di spesa per l’ammodernamento delle infrastrutture del Paese. Sarà difficile conciliare il ritorno al “debito zero” con questo “vaste programme” per dirla alla De Gaulle. Primo compito di Scholz sarà individuare una possibile terza via attraverso il ricorso a veicoli speciali come la Kfw, il modello per la nostrana Cdp (presente in forze nel capitale di Deutsche Telekom).
Ma va rilevato che la Bundesbank, che probabilmente sospetta eccessi in materia, si è già mossa in anticipo contro eventuali spese all’italiana. Nell’ultimo Bollettino Economico della banca centrale si legge che “ci sono buoni motivi per ritenere che il 2022 non sarà un anno di crisi”, ovvero che “sarebbe estremamente difficile giustificare il finanziamento di oneri di bilancio non relativi alla crisi, a mezzo di indebitamento reso possibile dalla temporanea sospensione del freno del debito”. In realtà i numeri della pandemia stanno smentendo queste stime: la bolletta del Covid appare ben più salata delle previsioni. Non solo. Tra i primi provvedimenti del nuovo esecutivo figura la successione di Jens Weidmann alla guida della Bundesbank da affiancare ad Isabel Schnabel, il membro tedesco della Bce, meno tetragona che sembra restia a tornare alla Bundesbank, preferendo studiare per la successione di Christine Lagarde.
Non è esagerato dire che da oggi la storia d’Europa, non solo monetaria, inaugura un nuovo capitolo. Dopo la lunga stagione di compromesso tra le esigenze commerciali della grande Germania, comprensiva nei confronti di Pechino e Mosca ma rispettosa dell’alleanza con Washongton, si apre, con il ministero degli Esteri affidato alla Verde Annalena Baerbock, un’era più conflittuale nei confronti di Russia e Cina. Ma anche questo rivaluta l’asse tra Parigi e Roma che nascerà ufficialmente venerdì con la visita di Macron in Italia, l’altro fatto nuovo che imprimerà una svolta al futuro della Ue: energia, auto elettrica, accordi sulla difesa e nascita dei campioni finanziari ed economici da opporre alle superpotenze sono in attesa.