I commentatori italiani hanno definito le elezioni di ieri in Nordreno-Westfalia una batosta innanzitutto per la signora Merkel. La Cdu ha raggiunto appena il 26% dei consensi, terminando la sua corsa tredici lunghezze dietro i socialdemocratici. Un risultato che va in effetti al di là di ogni più disastrosa previsione. Già negli ultimi giorni si era percepito che lo scarto tra i due principali partiti popolari era in costante aumento, ma nessuno avrebbe pensato che i democristiani potessero fermarsi sotto quota 30%. Così è avvenuto. Il verdetto è amaro e pesante, ma non si tratta di una chiara sconfitta per Frau Merkel. Le elezioni nei Länder tedeschi hanno innanzitutto carattere locale ed è quindi nella campagna elettorale locale che vanno ricercate le cause del tracollo.
Il candidato capolista della Cdu, attuale ministro dell’Ambiente, Norbert Röttgen, era dato sconfitto sin in partenza contro la beniamina del Nordreno e attuale governatrice Hannelore Kraft. Senza polso e dalla parlantina lenta, Röttgen ha commesso diversi errori ed è inciampato in clamorose gaffe. L’idea poi che, in caso di sconfitta, sarebbe tornato a fare il ministro, anziché rimanere nel parlamentino regionale all’opposizione, ha indotto l’elettorato a voltargli le spalle. A ciò si deve aggiungere che il Land è una tradizionale roccaforte rosso-verde, come potrebbe essere per noi la Toscana o l’Emilia Romagna.
Nel Nordreno hanno governato Wolfgang Clement e Peer Steinbrück, personalità di primo piano dell’establishment socialdemocratico. La Cdu è riuscita a sfondare soltanto negli anni di Jürgen Rüttgers, un democristiano populista che seppe davvero proporsi come padre della patria. Certo, la debacle elettorale si ripercuoterà inevitabilmente anche sulla politica federale, rafforzando le pretese socialdemocratiche e verdi in vista dell’approvazione in giugno del Fiscal Compact, che, come noto, richiede l’approvazione di due terzi del Bundestag. Anche al Bundesrat, la Camera degli esecutivi regionali, la signora Merkel rimane senza maggioranza, dovendo ricercare il compromesso per l’approvazione di numerose leggi che richiedono il via libera delle due Camere. Ciò non rappresenta tuttavia un ostacolo insormontabile per la Cancelliera, da sempre abituata a fare del compromesso una strategia per aumentare il proprio consenso.
Anche l’avanzata dei liberali, apparentemente usciti dalla crisi che li travolse due anni e mezzo fa, non è in grado di scalfire il potere della signora Merkel nel gabinetto. L’Fdp ha raggiunto l’8,5% dei consensi soltanto perché, proprio come nello Schleswig, ha candidato un altro dei suoi uomini forti. A livello federale rimane un partito lacerato, incapace di imporsi e dettare l’agenda alla Cancelliera. Anche l’exploit socialdemocratico non va enfatizzato troppo. Il balzo in avanti dell’Spd si deve soprattutto alla popolarità di Hannelore Kraft (che molti ora vedono come possibile candidata alla Cancelleria per il 2013) e non ad un riscatto di un partito che in tutta la Germania continua a restare sotto di almeno cinque lunghezze rispetto alla Cdu.