A mali estremi, estremi rimedi: vale persino per la Germania, anch’essa alle prese con i conti pubblici e con la quadratuta del cerchio. Come in l’Italia, anche se con numeri diversi. Il governo di Berlino, trovandosi con un buco di 60 miliardi dopo una sentenza della Corte Costituzionale tedesca, ha deciso di chiedere al parlamento un budget supplementare e sospendere quindi per quest’anno la norma costituzionale del freno sul debito.
L’annuncio ha spinto al rialzo i rendimenti dei decennali Bund e Btp, ma quello del titolo tedesco è salito di più portando l’effetto di un restringimento del differenziale tra i due: in tarda mattinata il decennale italiano quota 4,412 (+1,24%), quello tedesco 2,657 (+2,28%) e lo spread è a 175 pb (-0,50).
Il Parlamernto Federale lo approverà?
Come è noto, la Corte costituzionale federale (Bverfg) ha bollato come incostituzionale la decisione del governo di rigirare 60 miliardi di euro di debito dal Fondo per la pandemia al Fondo per il clima e la trasformazione (Ktf). Il governo deve quindi in fretta e furia cercare di compensare in qualche altro modo.
L’extra budget e la sospensione del freno al debito che verranno chiesti al Bundestag, se approvati, faranno lievitare il deficit, ma resterà comunque sotto quel 3% indicato da Maastricht. Il cosiddetto Schuldenbremse tollera uno sforamento pari a un disavanzo dello 0,35% di Pil. Per convincere l’aula la coalizione gialla-verde-rossa dovrà appellarsi al sopraggiungere di “un’emergenza straordinaria”, un’altra, come era già stato fatto negli anni 2020, 2021 e 2022, per Covid, guerra in Ucraina e la crisi energetica. Ma questa volta l’emergenza nasce dal fatto che Berlino deve sanare il buco nel budget 2023 provocato da Karlsruhe.
Un portavoce del ministro delle Finanze Christian Lindner ha confermato ieri che il governo chiederà al Parlamento di sospendere il freno sul debito per il sopraggiungere di “un’emergenza straordinaria” e di approvare un bilancio supplementare. Intanto, per portarsi avanti, il segretario di Stato Werner Gatzer, responsabile del bilancio tedesco da 18 anni, l’uomo più importante di Lindner, ha imposto un ampio congelamento immediato del bilancio per evitare ulteriori danni al bilancio statale quest’anno.
Che cosa potrebbe accadere ai prossimi esercizi?
Ma la cosa potrebbe non fermarsi qui. Alla base della sentenza della Consulta tedesca c’è la volontà di mettere fine a un uso ripetuto negli anni di fondi pubblici stanziati per tamponare un’emergenza, come una catastrofe naturale o un evento straordinario. Ma il cambiamento climatico non è considerato un’emergenza improvvisa e per questo la Karlsruhe ha dichiarato incostituzionale il trasferimento di questi 60 miliardi dal Covid al Clima.
II problema potrebbe prolungarsi sui prossimi esercizi. A iniziare dal budget 2024 che sarà in discussione la prossima settimana e bisogna vedere se socialdemocratici, verdi e liberali troveranno la quadra. Il ministro Lindner è un ferreo sostenitore della disciplina di bilancio e della riduzione degli alti debiti pubblici e non va d’accordo con Spd e Verdi che puntano a spendere e trovare fondi extra aumentando le tasse.
In Germania ci sono 29 fondi speciali. Quali sono quelli più a rischio?
E più ancora bisogna guardare al futuro. In gioco c’è molto. Esistono in totale 29 fondi federali speciali , il più antico dei quali risale al 1953, il fondo fiduciario per gli alloggi dei minatori. E ci si chiede quanti di essi sono ora in pericolo.
Oltre al KTF (il fondo per il clima che i giudici costituzionali hanno criticato), c’è anche il Fondo di stabilizzazione economica (FSM), finanziariamente forte, scrive la stampa tedesca. L’obiettivo di questo fondo era di sostenere le aziende in tempi di pandemia. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, il suo lavoro venne ampliato per attutire le conseguenze della crisi energetica. E così nel 2022 il FSM è stato autorizzato a raccogliere prestiti fino a 200 miliardi di euro sul mercato dei capitali. Anche allora il governo federale ha dichiarato lo stato di emergenza per poter derogare al freno all’indebitamento.
Ma dato che il FSM fa affidamento interamente su prestiti di emergenza, ora in base all’ultima sentenza della Corte si trova a correre un rischio enorme. “I prestiti devono essere conteggiati nel freno all’indebitamento nell’anno in cui vengono stipulati ed emessi” ha spiegato l’economista Armin Steinbach al giornale tedesco Stern. Per il 2023, ciò potrebbe significare che al bilancio mancheranno più di 30 miliardi di euro che lo Stato ha speso dal WSF per prezzi più bassi dell’energia e dell’elettricità.