Il 2021 sarà l’anno del dopo Angela Merkel. La Cancelliera tedesca, in sella dal 2005, è stata la protagonista di un’intera epoca sulla scena nazionale, ma ancora di più su quella europea ed internazionale: presidente storica della CDU (la “Democrazia cristiana” tedesca), è stata la prima donna di sempre a guidare il proprio Paese ma soprattutto è stata l’indiscussa leader dell’Europa per 3 lustri, reggendo quasi da sola le sorti del Vecchio continente e legando solidi rapporti con gli Stati Uniti di Barack Obama, fino al punto di essere considerata da diversi analisti politici la “donna più potente del mondo”. Il vuoto che lascerà come figura di rilievo per tutta l’Unione europea lo si è ancora una volta capito negli ultimi giorni, quando è stata la prima e la più decisa nel prendere le distanze dall’ormai ex presidente americano Donald Trump, dopo i fatti del Campidoglio.
Per la Germania e per tutta l’Europa il suo addio, sia alla carica di capo del partito che a quella di Cancelliera (per la quale sta concludendo il suo ultimo mandato e non si ricandiderà), corrisponde dunque ad un bivio: dalle elezioni federali del 26 settembre sarà eletto un Cancelliere del tutto inedito, ma il processo inizia in realtà in questo weekend, in occasione del Congresso (in streaming) della CDU che ha designato il successore di Frau Angela. A spuntarla un po’ a sorpresa è stato Armin Laschet, che ha battuto la concorrenza di Norbert Röttgen e Friedrich Merz. Ma l’idea di base è che alla fine un candidato valesse più o meno l’altro, visto che lo stile razionale e moderato della presidente uscente meritava quanto meno un tentativo di continuità.
Armin Laschet e Norbert Röttgen erano le due figure più vicine alla politica della Cancelliera, anche se i loro programmi in politica interna hanno leggere differenze. Merz invece, avvocato ed ex presidente del consiglio di vigilanza di BlackRock Germany, era molto meno radicale di quello che potesse sembrare: è un europeista convinto e rappresenta la destra più liberale. Non è però detto che il vincitore della nomination sarà poi il candidato Cancelliere alle elezioni federali di fine estate: Laschet dovrà comunque vedersela successivamente con Markus Söder, presidente della Baviera e capo della CSU, l’Unione cristiano-sociale, l’altro partito dell’attuale maggioranza che gode di un buon momento di popolarità.
Da un recente sondaggio sarebbe proprio emerso che il favorito per succedere alla Cancelliera nel Bundeskanzleramt sarebbe proprio il 54 enne Soeder. E sarebbe una eccezione, visto che in 70 anni il nome del candidato Cancelliere (che verrà fuori solo ad aprile) del campo conservatore ha quasi sempre coinciso con il leader della CDU: solo nel 1980 e nel 2002 è stata la CSU a mandare alle elezioni federali un proprio uomo a nome di tutto il centrodestra, venendo peraltro sconfitta in entrambe le occasioni. Sarebbe invece la prima assoluta per un candidato bavarese, nel caso in cui poi a spuntarla fosse Söder. Oltre a lui, come aspirante al trono si sta ritagliando spazio anche il giovane ministro della Salute Jens Spahn, forte della gestione dell’emergenza sanitaria che evidentemente in Europa suscita a fasi alterne popolarità (Italia) e impopolarità (Francia).
Tuttavia nello scenario politico tedesco sta prendendo piede anche un’ulteriore ipotesi ancora più innovativa e pertanto suggestiva: considerata l’inarrestabile ascesa negli ultimi anni dei Grunen, i Verdi, che sono il secondo partito della Germania e che già fanno parte dell’attuale coalizione di governo guidata da Angela Merkel, non è da escludere che a candidarsi a guidare il dopo Merkel insieme ai conservatori sia proprio il brillante duo formato da Annalena Baerbock e Robert Habeck. Spinti dall’onda del Green New Deal e dei Fridays for Future, i due giovani leader ecologisti potrebbero avere il profilo adatto: sono figure molto popolari, vanno già d’accordo con l’area politica che sta per rimanere orfana della Merkel, e soprattutto sono molto pragmatici e diplomatici.
Lo Spiegel ha definito il loro programma “in puro stile merkeliano: non legarsi a nulla, lasciare ogni opzione aperta”. Anche quella, perché no, di guidare la Germania e l’Europa nei delicati anni del Covid e del Recovery Fund.