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Germania, c’è l’accordo di Governo: stretta sui migranti, più spese per difesa e infrastrutture. Fiducia a inizio maggio

Cdu-Csu e Spd hanno annunciato di aver trovato un accordo sul programma di Governo che però ora dovrà essere votato dai singoli partiti. Merz in Parlamento il 7-10 marzo. Il cancelliere in pectore: “La Germania è tornata, l’Europa può contare su noi”

Germania, c’è l’accordo di Governo: stretta sui migranti, più spese per difesa e infrastrutture. Fiducia a inizio maggio

C’è un accordo sul Governo tedesco. A soli quarantacinque giorni di distanza dalle elezioni del 23 febbraio, i leader di Cdu, Friedrich Merz, Csu, Markus Söder, e i copresidenti dell’Spd Saskia Esken e Lars Klingbeil, hanno annunciato di aver raggiunto un’intesa per la formazione di un esecutivo che con ogni probabilità sarà guidato dal cancelliere in pectore Merz e si reggerà su una maggioranza parlamentare di 328 deputati (su 630). 

Negoziati così rapidi non si vedevano dall’inizio degli anni 2000. Nel 2021 servirono 73 giorni per la formazione della cosiddetta coalizione semaforo, nel 2017 171 giorni, nel 2013 86. Le trattative per arrivare a un’intesa hanno subito un’accelerazione anche a causa dei dazi imposti dal presidente Usa Donald Trump che, oltre a mandare Ko le Borse di tutto il mondo, rischiano di avere ripercussioni economiche pesantissime per tutti, Germania compresa, considerando che il Paese, già in recessione, è molto esposto verso gli Usa. Nel 2023 (ultimi dati disponibili) Berlino ha infatti venduto negli Stati Uniti merci per oltre 157 miliardi di euro, più del doppio rispetto all’Italia (67 miliardi).  

“Abbiamo lavorato duramente, ma abbiamo un piano solido davanti a noi”, per “portare di nuovo avanti la Germania”, ha affermato Merz in conferenza stampa. “L’accordo di coalizione è il segno di un nuovo inizio e un segnale forte per il nostro Paese”, ha aggiunto, sottolineando che “la futura coalizione farà riforme e investirà per mantenere la Germania stabile, renderla più sicura e rafforzarla economicamente. L’Europa può contare anche sulla Germania”, ha dichiarato il leader conservatore.

La Grande colazione

La Grande Coalizione tra Cdu e Csu (ramo bavarese dei cristiano democratici) e Partito Socialdemocratico (Spd), non è una novità per la Germania, anzi. L’alleanza tra i due partiti guidò la Germania per tre delle quattro cancellerie di Angela Merkel e, prima ancora, resse il governo del conservatore Kurt-Georg Kiesinger, in carica dal 1966 al 1969. 

L’intesa programmatica annunciata oggi dovrà passare al vaglio dei singoli partiti: i socialdemocratici della Spd effettueranno un referendum tra gli scritti, per la Cdu deciderà un’assemblea di partito e infine per la Csu (ramo bavarese dei cristianodemocratici) si esprimerà solo la direzione. Secondo le previsioni, Merz si presenterà davanti al Bundestag per la fiducia tra il 7 e 10 maggio.

Le poltrone

Sotto il profilo delle poltrone, alla Cdu oltre alla cancelleria andranno 6 ministeri: Esteri (prima volta dopo 60 anni), Economia ed Energia, Istruzione, Salute, Traffico, Digitalizzazione. La Spd assumerà invece la guida di 7 ministeri: Finanza, Giustizia, Lavoro, Difesa, Ambiente e Clima, Cooperazione e Sviluppo economico, Abitazioni, sviluppo urbano e edilizia. Alla Cdu andranno 3 poltrone: Interni, Ricerca, Agricoltura e casa. 

Il programma di governo

Presentando l’accordo in conferenza stampa, oltre alle maggiori spese per difesa e infrastrutture approvate a marzo, il cancelliere in pectore Friedrich Merz ha confermato la stretta sui flussi migratori, cavallo di battaglia della sua campagna elettorale. In base a quanto previsto, la naturalizzazione non arriverà più in tre anni, ma in cinque. Il ricongiungimento familiare per i rifugiati sarà sospeso per due anni, mentre salirà il numero dei Paesi d’origine considerati sicuri verso i quali potranno essere eseguiti i respingimenti. La Cdu ha però dovuto concedere qualcosa anche all’Spd e dunque restano invariate le regole sull’asilo.

L’intesa parla inoltre di una riduzione della burocrazia, e sotto il profilo fiscale stabilisce sgravi sull’imposta sulle persone fisiche, per i redditi piccoli o medi, con esenzioni sugli straordinari. Resta in vigore il contributo progressivo di solidarietà per i redditi superiori ai 65 mila euro annui. Per le imprese arriveranno agevolazioni sugli ammortamenti degli investimenti e, a decorrere dal 2028, una riduzione dell’aliquota dell’imposta federale che, nel 2033 dovrebbe arrivare al 10% (oggi è al 15%). Le imprese non avranno più l’obbligo di effettuare due diligence in materia di diritti umani, ambiente e gestione del rischio.

La riforma del freno al debito: la prima vittoria del nuovo governo

La prima vittoria della nuova coalizione di Governo, occorre ricordarlo, è arrivata già prima del suo insediamento, grazie anche all’appoggio dei Verdi. A fine marzo, infatti, il Parlamento tedesco ha dato il via libera alla riforma costituzionale del freno al debito, che consente a Berlino di allentare i cordoni dello Schuldenbremse, permettendo di spendere in disavanzo.

Grazie a questa rivoluzione, infatti, il Governo tedesco potrà spendere miliardi su miliardi per investimenti in infrastrutture, clima e difesa. La riforma permette infatti di non applicare il freno al debito alle spese per la difesa superiori all’1%, ma anche al fondo da 500 miliardi promessi per le infrastrutture e la protezione del clima. 

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