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Georgia nel caos: lo stop all’adesione all’Ue accende la protesta. Ecco cosa sta succedendo

FIRSTonline

La Georgia è sempre più una polveriera. Il Paese caucasico, che fino a pochi mesi fa sognava di entrare nell’Unione europea, vede ora le sue ambizioni (definitivamente?) congelate. Sogno Georgiano, il partito di governo di matrice filorussa, ha deciso di sospendere i negoziati di adesione all’Ue almeno fino al 2028. Il primo ministro Irakli Kobakhidze ha motivato questa scelta accusando Bruxelles di “ricatti” e interferenze nella politica georgiana. La decisione è giunta poco dopo che il Parlamento europeo aveva approvato una risoluzione che denunciava le elezioni di ottobre come irregolari, chiedendo nuove votazioni sotto supervisione internazionale e sanzioni contro i principali leader georgiani.

L’annuncio ha suscitato un forte dissenso tra i cittadini, con l’80% della popolazione favorevole all’integrazione europea, obiettivo scritto persino nella Costituzione.

Le relazioni tra la Georgia e Bruxelles si sono incrinate a causa di leggi recentemente introdotte, giudicate autoritarie e influenzate dal modello russo. Queste misure, che includono restrizioni sugli “agenti stranieri” e limitazioni ai diritti delle minoranze Lgbtq+, hanno sollevato preoccupazioni sui diritti civili e la libertà di espressione. La situazione è poi peggiorata dopo le elezioni parlamentari di ottobre, segnate da accuse di brogli e irregolarità, che hanno visto il partito di governo Sogno Georgiano ottenere quasi il 54% dei voti.

Sebbene la Georgia abbia ottenuto lo status di candidato all’Ue nel 2023, Bruxelles ha perciò sospeso il processo di adesione, chiedendo azioni concrete per contrastare quella che considera una regressione democratica.

Proteste in piazza e repressione: una notte di violenza

Dopo la decisione di sospendere l’adesione all’Ue, le strade di Tbilisi e di altre città georgiane sono diventate teatro di accese manifestazioni contro il governo. Migliaia di cittadini, sventolando bandiere europee e nazionali, hanno espresso la loro rabbia contro quella che considerano una deriva autoritaria e filo-russa. La polizia ha risposto con gas lacrimogeni, idranti e proiettili di gomma, provocando un bilancio di 43 manifestanti arrestati e 32 agenti feriti.

Le proteste sono poi culminate davanti al Parlamento, dove sono state erette barricate e dati alle fiamme oggetti per ostacolare l’intervento delle forze dell’ordine. Salome Zurabishvili, presidente filo-occidentale e critica del governo, ha partecipato alle manifestazioni definendo il nuovo esecutivo “illegittimo” e accusandolo di aver dichiarato “guerra al proprio popolo”.

Georgia: è scontro anche a livello politico e costituzionale

La crisi in Georgia non si limita alle piazze, ma si gioca anche sul terreno politico e costituzionale. Le opposizioni, contestando i risultati delle elezioni di ottobre, hanno deciso di boicottare il nuovo Parlamento insediatosi lunedì. Nonostante ciò, l’assemblea ha confermato la fiducia al primo ministro Irakli Kobakhidze, in carica da febbraio, che ha presentato il programma del suo governo ai deputati presenti.

Nel frattempo, Salome Zurabishvili, presidente filo-occidentale e critica del partito di governo Sogno Georgiano, ha denunciato l’intera situazione come un “colpo di stato in corso”. In una conferenza stampa tenuta insieme ai leader dell’opposizione, Zurabishvili ha dichiarato di essere “l’unica rappresentante legittima” del Paese e ha annunciato di aver chiesto alla Corte costituzionale di annullare i risultati elettorali. La disputa non si ferma qui. Gli esperti di diritto costituzionale sostengono che le decisioni del nuovo Parlamento, inclusa la conferma del primo ministro, sono giuridicamente invalide fino a quando la Corte non si esprimerà sulla richiesta avanzata dalla presidente. In questo clima di incertezza istituzionale 100 diplomatici hanno firmato una lettera dichiarando incostituzionale la decisione del governo di rinviare i colloqui con l’Ue.

Vakhtang Khmaladzé, uno dei padri della Costituzione georgiana, ha espresso preoccupazione per la tenuta democratica del Paese, sottolineando che “un capo di governo approvato da un Parlamento illegittimo è altrettanto illegittimo”. A suo avviso, la Georgia sta affrontando una crisi esistenziale che mette a rischio la sopravvivenza delle sue istituzioni democratiche.

Perché il partito “Sogno Georgiano” è così criticato?

Sogno Georgiano, guidato dall’oligarca Bidzina Ivanishvili, è sotto accusa per aver avvicinato la Georgia alla Russia e per aver indebolito le istituzioni democratiche. Le elezioni di ottobre, caratterizzate da brogli e intimidazioni, hanno visto il partito ottenere il 54% dei voti, ma le accuse di irregolarità hanno spinto l’opposizione e gli osservatori internazionali a metterne in dubbio la legittimità. A maggio, poi le leggi contro gli agenti stranieri (di matrice filorussa) avevano già fatto storcere il naso sia in patria sia a Bruxelles.

Nonostante ciò, il primo ministro Kobakhidze ha dichiarato che il governo punta a preparare il Paese per l’adesione all’Ue entro il 2030, ma ha ribadito la necessità di difendere i “valori tradizionali” della Georgia, in apparente contrapposizione alle richieste europee: “Con pace, dignità, prosperità, verso l’Unione Europea”. “Il nostro obiettivo è raggiungere l’adesione all’Ue entro il 2030”, ha affermato, “è inoltre fondamentale che l’Unione rispetti i nostri interessi nazionali e i nostri valori tradizionali”.

Il candidato presidente di Sogno Georgiano è un ex calciatore

In questo contesto di tensione, Sogno Georgiano ha nominato l’ex calciatore Mikheil Kavelashvili come candidato alla presidenza. Con un passato anche nel Manchester City, Kavelashvili, 53 anni, noto per le sue posizioni anti-occidentali, è una figura controversa che incarna l’avvicinamento del Paese a Mosca. Con una lunga carriera politica iniziata nel 2016, Kavelashvili ha co-fondato nel 2022 il movimento Potere al Popolo, una scissione di Sogno Georgiano, e ha contribuito alla stesura di leggi criticate a livello internazionale.

La sua elezione, prevista per il 14 dicembre, appare quasi certa grazie alla maggioranza parlamentare detenuta dal partito di governo. Kavelashvili, che succederà a Zurabishvili, ha promesso di riportare la presidenza “nel suo quadro costituzionale”, ma la sua candidatura è percepita come un ulteriore passo verso una deriva autoritaria. Intanto, il Paese rimane bloccato in una crisi politica e sociale, con il sogno europeo sempre più lontano e un futuro incerto che alimenta divisioni interne e tensioni internazionali.

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