La personalità, l’opera, le idee e il lascito del grande poeta e scrittore russo Alexander Pushkin (1799-1837) stanno entrando nell’agone della geopolitica. Tutto ciò che proviene dalla Russia è sotto i riflettori e tende anche ad essere guardato in una luce diversa da un passato più benigno e proficuo nei rapporti tra la Russia e l’Occidente. E questo fenomeno investe, purtroppo, anche l’arte, il pensiero e la letteratura.
L’autore del romanzo in versi Eugen Onegin e del dramma storico Boris Godunov sta diventando un termometro per stimare la vicinanza o la lontananza dalla cultura russa e dalle sue maggiori espressioni.
Due episodi piuttosto singolari e significativi illustrano questo fenomeno. Il primo è avvenuto in Ucraina a seguito dell’aggressione russa. Il secondo, meno eclatante e di più sottile interpretazione, riguarda le prime edizioni delle opere di Pushkin che sono state trafugate dalle biblioteche di città non appartenenti alla Federazione Russa. È successo che più di 170 libri rari sono spariti, sostituiti da copie di altissima qualità.
La depushkinizzazione dell’Ucraina
Iniziamo con l’Ucraina. Gli ucraini hanno rimosso dal loro territorio e dalle città tutte le statue e rinominato le strade dedicate allo scrittore. Via Pushkin a Kiev è diventata via Yevhen Chykalenko, una figura importante del movimento indipendentista ucraino di inizio secolo. Per gli ucraini Pushkin è diventato il brutale volto ideologico dell’aggressione russa.
In effetti Pushkin è stato un grande poeta, ma anche il poeta dell’imperialismo russo, così come Rudyard Kipling, altro grande autore, lo è stato dell’imperialismo britannico. Il ministro degli esteri russo Lavrov non è nuovo a recitare versi tratti dalla poesia del 1831 di Pushkin dal titolo “Ai calunniatori della Russia” che mostra il chiaro intento dominatore sui popoli limitrofi. Quando le forze russe hanno occupato Kherson, in città sono stati affissi dei grandi cartelli pubblicitari con il volto di Pushkin come parte di una campagna propagandistica che proclamava la presenza russa “ora e per sempre”.
I bombardamenti pushkinisti
Non meraviglia quindi che sui social media ucraini gli attacchi missilistici russi siano bollati come incursioni dei “pushkinisti”. Il danno alla Russia delle scelte di Putin non è solo politico-militare e umano, ma è anche culturale. La letteratura e la lingua russa avrebbero potuto essere arricchite dal contributo degli autori ucraini e degli altri popoli già parte dell’impero russo, così come la letteratura inglese è stata arricchita dal lavoro degli scrittori asiatici, africani e caraibici. Cercando di ripristinare con la forza il “primato russo”, Putin ha distrutto questa possibilità. Solo quando gli ucraini torneranno a dormire sonni tranquilli potrà accadere che si rimettano a leggere con piacere l’Eugene Onegin, Il cavaliere di bronzo o La figlia del capitano. Grandi opere della letteratura di tutti i tempi.
Le sparizioni misteriose
Nel mentre che gli Ucraini spostano nei magazzini le statue di Pushkin, l’Europol sta indagando su quella che ritiene essere una serie coordinata di furti di libri rari russi del 19° secolo da biblioteche di tutta Europa. Si tratta principalmente di prime edizioni e prime tirature di opere di Pushkin e di altri scrittori romantici russi.
Dal 2022 più di 170 volumi del valore di oltre due milioni e mezzo di euro sono scomparsi dalla Biblioteca Nazionale di Lettonia a Riga, dalla Biblioteca dell’Università di Vilnius, dalla Biblioteca di Stato di Berlino, dalla Biblioteca di Stato della Baviera a Monaco, dalla Biblioteca Nazionale di Finlandia a Helsinki, dalla Biblioteca Nazionale di Francia, dalle biblioteche universitarie di Parigi, Lione e Ginevra e dalla Repubblica Ceca. Particolarmente colpita la Biblioteca dell’Università di Varsavia che è stata alleggerita di 78 libri rari.
In molti casi, gli originali sono stati sostituiti con copie di altissima qualità che imitavano persino le macchie di invecchiamento della carta. Un segno questo che trattasi di un’operazione molto sofisticata e portata avanti da professionisti. La scomparsa di così tanti libri dello stesso tipo da così tanti paesi, avvenuta in un periodo relativamente breve, è un fatto senza precedenti.
Chi c’è dietro i furti?
Si è piuttosto convinti che si tratta di un’operazione coordinata nella quale convergono e si intrecciano interessi finanziari, geopolitica, falsari e collezionisti senza scrupoli. Chi ci sia dietro tutto questo è però un mistero. Un’unità speciale della polizia francese per la lotta contro i furti d’arte sta coordinando il lavoro in tutta Europa. Le autorità pensano a una rete di persone che si muovono in autobus con false identità. Sono muniti di tessere per entrare nelle biblioteche e quindi identificare i libri rari russi, realizzarne delle copie di alta qualità e poi scambiarle con gli originali.
Le riproduzioni sono così ben eseguite che solo degli esperti potrebbero distinguerle dagli originali.
Le autorità hanno arrestato nove persone in relazione ai furti. Quattro sono state fermate in Georgia alla fine di aprile. Con loro avevano oltre 150 libri. La polizia francese ha arrestato tre sospetti. Un altro uomo è stato condannato in Estonia e un quinto sospetto è in carcere in Lituania.
Operazione Pushkin
Secondo gli esperti, oggi, esiste un mercato fiorente in Russia per queste edizioni di pregio. Esse hanno un importante valore culturale e patriottico per i russi. Pertanto il movente potrebbe essere di duplice natura. Un movente finanziario legato al valore elevato di queste edizioni al mercato nero, allettante per collezionisti privati o per reti criminali specializzate nel traffico di opere d’arte.
A questo movente se ne intreccia un secondo legato alla situazione geopolitica in Europa. È il movente nazionalista che mira a sottrarre al patrimonio culturale europeo opere considerate di valore simbolico per la cultura e l’identità russa e a riportarle in patria. Le autorità francesi si sono spinte ad ipotizzare anche un coinvolgimento dello Stato russo. Anche il giornale francese “Le Parisien”, che ha svolto un’indagine sui furti in Francia, tende a dare valore a questa ipotesi.
Pushkin, lo specchio della Russia
In Russia, Pushkin è un’icona nazionale con lo status di Shakespeare o di Dante. Poeta, romanziere e drammaturgo romantico, aristocratico, libertino, scrittore sulla libertà e sull’impero, ha portato la letteratura e la lingua russa nella modernità prima di morire in duello all’età di 37 anni, nel 1837.
Ogni classe dirigente della Russia si è appropriata di Pushkin per allinearlo con la propria visione geopolitica del Paese. È successo quando gli zar hanno allargato l’impero russo nel 19° secolo. È successo con Stalin che ha tenuto celebrazioni pubbliche in tutta l’Unione Sovietica nel 100° anniversario della morte di Pushkin nel 1937. Era l’epoca delle purghe e dei grandi processi politici agli oppositori. È successo con Putin che ha citato ripetutamente Pushkin nei discorsi ufficiali e ha inaugurato monumenti allo scrittore in tutto il mondo. “Pushkin è lo specchio di tutte le epoche della Russia”, ha affermato André Markovicz, traduttore delle opere dello scrittore in Francia.
I collezionisti russi
I prezzi dei libri pubblicati durante la vita dei tre principali scrittori romantici russi, Pushkin, Gogol e Mikhail Lermontov, sono cresciuti a dismisura negli ultimi 20 anni, proprio in coincidenza con l’aumento della ricchezza dei collezionisti russi. Secondo gli esperti di libri antichi e rari si tratta di un mercato ristretto con relativamente pochi libri e con collezionisti che spesso conoscono le opere sulle quali intendono mettere le mani.
Pushkin è morto giovane e quindi i libri dello scrittore pubblicati in vita sono stati relativamente pochi. Una prima edizione dell’Eugene Onegin, è stata venduta per oltre 550mila euro all’asta da Christie’s nel 2019. Le sanzioni occidentali imposte dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia vietano ai commercianti occidentali di vendere in Russia, un divieto che tende ad alimentare un mercato nero già fiorente per i libri rari. In questo mercato, le vendite sono spesso mediate privatamente con transazioni difficili da tracciare. Le biblioteche sono il bersaglio più facile per i ladri. Le biblioteche pubbliche con accesso aperto, a causa della cronica penuria di risorse, sono dotate di sistemi di sicurezza facilmente eludibili da una criminalità ben organizzata quale è quella che ha messo a segno questi furti.
Fonti:
- Ronan Folgoas e Jérémie Pham-Lê, «Opération Pouchkine» : de Paris à Moscou, sur la trace des mystérieux voleurs de manuscrits russes, “Le Parisien”, 7 gennaio 2024
- Rachel Donadio, Rare Editions of Pushkin Are Vanishing From Libraries Around Europe, “The New York Times”, 1 maggio 2024
- Timothy Garton Ash, Putin, Pushkin and the decline of the Russian empire, “The Financial Times”, 19 agosto 2023