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Genova: il ponte c’è, l’accordo su Atlantia no

Imagoeconomica

Le note di Creuza de Mar di Fabrizio De André accompagnano, com’è giusto, il debutto del Ponte sul Polcevera. Ma, a giudicare dalle polemiche e dalle difficoltà a chiudere il durissimo contenzioso tra lo Stato ed Atlantia, forse sarebbe stato più appropriato ricorrere a The bridge over troubled waters di Simon & Garfunkel. Le parti, infatti, restano ancora lontane. Ieri mattina la ministra Paola De Micheli ha dovuto annunciare che non sarà possibile firmare un accordo entro mercoledì, come anticipato la settimana scorsa.

“Mercoledì – ha detto la responsabile dei Trasporti alle prese con il pasticcio, l’ennesimo, dell’Alta velocità – definiremo gli aspetti tecnici. La firma non credo che sarà mercoledì – ha spiegato la Ministra – Credo che l’impianto che stiamo definendo in questi giorni, con una difficoltà giuridica che è importante, vada nella direzione richiesta dalle famiglie delle vittime”.

Rimane dunque complicata la questione sui possibili danni causati in Liguria anche se va sottolineato come l’accordo con il Governo preveda già 1,5 miliardi in compensazioni per la Regione.

Soprattutto, però, si va nella direzione “di recuperare tante e tante risorse per mettere a punto la rete autostradale”. Ovvero, per usare una metafora, si tratta di far quadrare il cerchio garantendo al gestore sia una redditività sufficiente ad attrarre i soci di minoranza chiamati ad affiancare la nuova Aspi, avviata alla scissione da Atlantia, in lieve ribasso a Piazza Affari, sia garantire, come auspica la ministra, “un’efficiente e buona gestione delle autostrade”.

Si spiega così perché non è stato possibile chiudere l’intesa prima che l’auto del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, percorra il ponte esattamente come avvenne 53 anni fa, il 4 settembre 1967, con la Lancia Flaminia 335 presidenziale con a bordo l’allora presidente Giuseppe Saragat. Restano due nodi intricati: la definizione delle tariffe e del Pef con il Governo e l’accordo sull’azionariato con Cdp. Per giovedì è atteso anche un Cda di Edizione – la holding della famiglia Benetton – probabilmente per discutere/decidere sulla scissione di Aspi.

Nei giorni scorsi sono continuate le interlocuzioni tra Atlantia e Cdp per definire il memorandum of understanding. Nell’ultima controproposta inviata da Atlantia, la società ha proposto un’operazione in più fasi partendo dall’aumento di capitale con ingresso di Cdp, vendita di un pacchetto del 22% a soci istituzionali e successiva scissione di Aspi da Atlantia e quotazione in Borsa. Uno schema diverso dalla proposta inviata la settimana prima da Cdp, che prevedeva scissione, quotazione ed aumento di capitale al prezzo dell’Ipo.

Ma entrambe le versioni (l’intesa governo/Benetton e operazione tutta di mercato) non sono piaciute agli investitori internazionali, né a quelli storici (Allianz e Silk Road FUnd) né a quelli potenzialmente interessati a entrare nel capitale di ASPI. E neanche al Fondo TCI sempre sul piede di guerra. Il motivo? La quotazione di mercato in una fase così negativa potrebbe esprimere un valore troppo basso per l’asset. E allora si torna al piano iniziale, pur con tutte le incognite del caso. Come sono agitate le acque del Polcevera.

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Categories: Finanza e Mercati