A volte ritornano. Frederic de Courtois, fino a qualche mese general manager di Generali e braccio destro del Ceo Philippe Donnet, torna a Parigi per diventare il n.2 di Axa, il colosso francese delle assicurazioni. Non è la prima volta che i manager più apprezzati di un compagnia vengano calamitati da una compagnia rivale e in fondo anche Donnet veniva da Axa. E’ la concorrenza, bellezza.
Un caso simile a quello di De Courtois era capitato una decina di anni fa quando Sergio Balbinot, allora n.2 di Generali sotto la gestione di Giovanni Perissinotto, era stato attratto da Allianz, del cui board internazionale fa parte. In anni più recenti Alberto Minali, già direttore generale del Leone, era passato alla Cattolica Assicurazioni, per diventarne l’ad che seppe affascinare anche Warren Buffett prima dello scontro con il presidente Bedoni, duramente censurato dall’Ivass e dalla Consob.
In tutte queste vicende c’è però un filo rosso e sta nel fatto che Generali è e resta una delle poche scuole di talenti di spessore internazionale che l’Italia conservi e non sorprende che i suoi manager siano tra i più corteggiati, anche se i principali azionisti del Leone, più attenti ai dividendi e ai risultati a breve, non sembrano ancora essersene accorti. L’avidità talvolta annebbia la vista.